Ci sono università ed università. Ci sono quelle che colgono l’importanza di avere nella propria città un aeroporto funzionante e quelle (poche in verità, forse una) che non lo colgono. Ci sono quelle che supportano il loro aeroporto e si danno da fare per farlo crescere e quelle (poche in verità, forse una) che se ne disinteressano o addirittura lo combattono. Ci sono quelle che, colta la strategicità di veloci collegamenti per le attività di studio e di ricerca, approfittano della presenza dell’aeroporto per migliorare e incrementare le proprie attività e quelle (poche in verità, forse una) che forse non capiscono nemmeno le occasioni che si perdono.
Un caso esemplare è stato raccontato nei giorni scorsi dalla nota giornalista Maria Latella all’interno del blog che cura sul sito Interenet de Il Messaggero. La giornalista, intervistando anche il rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzetti Pellegrini, racconta quanto sia importante per tale ateneo il fatto di avere vicino (due chilometri) l’aeroporto di Orio al Serio, diventato tra l’altro la principale base italiana della low cost irlandese Ryanair.
La presenza di un aeroporto e la disponibilità di una buona rete di voli, compresi quelli low cost, agevola la presenza di studenti stranieri, rende la vita più facile anche a quelli delle regioni italiane più lontane, in particolare di quelle del sud, che nei fine settimana possono tornare a casa comodamente. Ma ad essere agevolato, spiega il rettore alla giornalista, è anche il personale docente: l’Università di Bergamo conta 70-80 “visiting professor” stranieri che passano all’ateneo bergamasco da uno a sei mesi, arrivando da Londra, Parigi, Berlino ed altri centri europei. La presenza di un aeroporto e di voli efficienti (che non dirottano ad ogni folata di vento perché la pista è troppo corta) agevolano questo tipo di rapporti e invogliano maggiormente i docenti stranieri a venire a Bergamo.
«Da noi, a Bergamo, – spiega il rettore – ci sono visiting professor che vengono a far lezione alla mattina e tornano nel loro paese, la sera». Addirittura, spiega il rettore, sono allo studio accordi particolari con le università delle città servite dai voli della Ryanair, città spesso molto simili a Bergamo, con un nucleo storico, con non più di 200.000 abitanti, università con 20.000 studenti, quindi di medie dimensioni. «E, soprattutto, – conclude il rettore – abbiamo tutti un aeroporto vicino alla città».
Come dicevamo all’inizio… ci sono università e università…
Con un documento di controdeduzione alle osservazioni dell’Università di Firenze, l’ENAC, su richiesta del Ministero dell’Ambiente nell’ambito della procedura VIA in corso, ha evidenziato gli innumerevoli errori contenuti nelle contestazioni sollevate dall’ateneo verso il masterplan e lo studio ambientale relativo all’aeroporto di Firenze. Errori di approccio alla questione, di fonti e dati non appropriati al contesto aeroportuale, di conseguenti valutazioni e conclusioni non corrette inerenti molti aspetti: dalla verifica della situazione dei venti per la scelta della localizzazione e dell’orientamento della nuova pista alle valutazioni della funzionalità dello scalo in base alle molteplici condizioni che influiscono sulla sua operatività (determinando il coefficiente di utilizzo della pista), dalle considerazioni sulla dimensione della nuova pista alla questione della valutazione dei rischi e dei suoi effetti sul territorio.
“La definizione della lunghezza della nuova pista di volo di Firenze non può derivare da valutazioni di carattere prettamente urbanistico-territoriale, ma discende da valutazioni di carattere aeronautico di competenza dell’ENAC, in quanto direttamente collegata ad aspetti relativi a livelli di operatività e sicurezza da garantire” – precisa ENAC spiegando per l’ennesima volta le ragioni che hanno portato all’indicazione della pista di 2.400 metri e ricordando come “Gli approfondimenti tecnici e le simulazioni condotte nell’ambito del Master Plan e del SIA hanno pienamente confermato quanto sopra riferito, attraverso studi puntuali e di dettaglio per ogni componente ambientale”. “Argomentazioni del tutto inesatte” risultano le considerazioni usate dall’Università per contrastare le analisi contenute nello Studio di Impatto Ambientale circa la monodirezionalità della nuova pista, spiegata da ENAC nei corretti termini normativi e tecnici. Riguardo gli errori di valutazione sui venti contenuti nel documento dell’ateneo si sottolinea come “decadono del tutto le affermazioni inerenti il coefficiente di utilizzo della pista e la correttezza delle valutazioni ambientali. Quanto contenuto nel Master Plan e nel SIA si basa esclusivamente su dati misurati e certificati da ENAV, e non su elaborazioni statistiche di dati che, a loro volta, rappresentano il prodotto di procedure di post-elaborazione di dati misurati”.
Al di là delle puntualizzazioni specifiche relative ai singoli aspetti, la lettura della controdeduzione di ENAC rafforza lo sgomento per un’iniziativa come quella intrapresa dall’Università di Firenze, con il contro-studio di 300 pagine presentato al Ministero dell’Ambiente lo scorso maggio e reiterato nelle scorse settimane con un ulteriore contro-studio nel tentativo di smantellare pezzo per pezzo tutto il masterplan del “Vespucci”, il relativo Studio di Impatto Ambientale, le capacità e le competenze dei tecnici che li hanno redatti per conto di Toscana Aeroporti e dei tecnici degli organismi nazionali (ENAC e ENAV) che da sempre sono incaricati istituzionalmente della validazione dei progetti degli aeroporti di tutta Italia.
Un dispiegamento di forze da parte dell’ateneo davvero spropositato, andato ben oltre le legittime richieste di chiarimento circa gli aspetti che riguardano la coesistenza tra aeroporto e polo universitario, realtà che dividono lo stesso ambito territoriale da quando l’ateneo ha deciso di insediarsi e svilupparsi accanto all’esistente scalo aereo di Peretola. Uno sforzo ancora meno comprensibile in quanto teso a contestare e ostacolare il progetto di un’infrastruttura pubblica strategica qual’è l’aeroporto, sicuramente strategica anche per l’università, con i suoi centri di ricerca di livello mondiale e le sue costanti relazioni internazionali.
Le controdeduzioni di ENAC che smontano le basi delle osservazioni dell’ateneo fiorentino sono particolarmente significative in quanto proprio su tali osservazioni sono basate gran parte delle contestazioni al masterplan del “Vespucci” ed ai suoi autori sollevate, anche con toni pesanti, da vari enti, istituzioni, comitati e forze politiche toscane che, chissà perché, ogni volta che si parla dell’aeroporto di Firenze credono a tutto e a tutti meno che agli enti competenti istituzionalmente preposti a esprimersi sulla specifica materia aeroportuale.
A questo link è consultabile il documento integrale di ENAC rilasciato lo scorso 25 novembre (pubblicato nella documentazione della procedura di VIA), anticipazione di una risposta più completa in fase di elaborazione.