15/12/2018 – A conclusione di uno dei picchi di polemiche più surreali nella storia della questione aeroportuale fiorentina e toscana, proviamo ad aggiungere (o ribadire) qualche considerazione al quadro di reazioni generali già scatenate dalle dichiarazioni della settimana, aperte a questo giro dalle esternazioni imbarazzanti del ministro Toninelli (Piano Nazionale Aeroporti), proseguite con la nota ancora più imbarazzante del Ministero delle Infrastrutture (gestione unica toscana), arrivate all’apoteosi con la conferenza stampa disarmante (di tutto un po’) del Movimento 5 Stelle toscano e chiusa dal tentativo di difesa (fuori luogo e fuori tema) di nuovo del ministero.
1. Come ampiamente ricordato più o meno da tutti e noto a chiunque abbia un minimo di conoscenza della materia e responasabilità istituzionale, in Italia non c’è alcun piano aeroportuale da fare perché il Piano Nazionale Aeroporti è stato già fatto ed è legge (in vigore dal 2/1/2016), con le cinque “Aree sovraregionali”, i 10 “Bacini di trasporto omogeneo”, i 38 aeroporti di interesse nazionale tra cui i 13 aeroporti “strategici” (con le coppie Firenze/Pisa e Malpensa-Torino legate da specifiche condizioni) e, tra questi 13, tre individuati come “gate intercontinentali” (Fiumicino, Malpensa e Venezia).
2. Come noto a chiunque abbia seguito l’evolversi del piano e ne conosca i contenuti, non c’è alcun Piano Nazionale Aeroporti “da rifare”, perché quello in vigore è un piano condiviso sostanzialmente da tutti (nessuno, da nessuna regione, ne chiede una revisione), maturato in un lunghissimo iter, dal primo “Studio sullo sviluppo futuro della rete aeroportuale nazionale” del 2010 alle varie bozze, fino alla definitiva stesura poi diventata legge dello Stato, concertato ad ogni livello locale e centrale, portato avanti sotto diversi Governi e tra istituzioni di opposti colori politici. Un atto di valenza storica di per sé e perché per la prima volta, in una visione d’insieme e d’integrazione delle diverse tipologie di trasporti, ha dato ordine e prospettiva alla materia e su tale base sono stati predisposti piani d’investimento, concessioni e masterplan aeroportuali (attualmente una trentina sono in varie fasi procedurali o approvative).
3. Non c’è alcun piano da rifare perché i punti base su cui è stato impostato il Piano Nazionale Aeroporti in vigore (valorizzazione degli scali esistenti con infrastrutture adeguate, miglioramenti operativi e strutturali anche a fini ambientali, integrazione, logiche di sistema, intermodalità, superamento dei finanziamenti a pioggia e inutili per realtà senza traffico) sono esattamente quelli che sono invocati da chi oggi dal Governo richiama esigenze di revisioni, evidentemente non conoscendolo o – peggio – rispondendo alla logica di cancellare per principio tutto quello che è stato fatto prima del proprio avvento. In sostanza, se Toninelli e i suoi “consiglieri” leggessero davvero quel piano, vedrebbero che è solo un piano da attuare, senza far perder neanche un minuto di tempo e un euro di risorse pubbliche in altri studi e revisionismi inutili (ad un ministero che, lo abbiamo già evidenziato più volte, avrebbe ben altre questioni cui far fronte piuttosto che inventarsi problemi dove non ci sono).
4. Se la revisone del Piano aeroporti non ha senso a livello nazionale, lo ha ancor meno a livello toscano, perché quanto previsto in quel piano per la nostra regione, pur con tutte le anomalie originate dagli errori storici che hanno impedito nel passato la realizzazione di uno scalo adeguato a servizio del capoluogo toscano e la sua area, rappresenta oggi l’unica via per recuperare (per quanto ancora possibile) una carenza di capacità aeroportuale unica rispetto a qualunuqe altra realtà nazionale e internazionale. Un minimo indispensabile rappresentato dal sistema impostato sui due scali di Firenze e Pisa. E per fare il sistema aeroportuale – va ricordato anche al ministro Toninelli e al Movimento 5 Stelle – servono prima di tutto luoghi dove gli aerei possano atterrare e decollare, ossia aeroporti funzionanti (e serve smetterla di giocare con i trenini o di sparare nuove piste a casaccio a giro per la Toscana). Quindi serve la pista adeguata a Firenze, come ogni altro aeroporto ha avuto nel secolo scorso, ossia la nuova pista prevista nel masterplan del “Vespucci”, come approvata ormai da tempo sul piano tecnico e ambientale dagli enti competenti e com’è appunto sancito nel Piano Nazionale Aeroporti, che non si può cambiare a colpi d’ignoranza o per il capriccio di chi continua a scrivere i copioni della farsa contro l’aeroporto di Firenze, da far recitare anche a Roma.
5. La revisione del Piano nazionale in chiave toscana e specificamente fiorentina, perché in realtà alla fine di questo si tratta (nessun altro aeroporto italiano è oggetto di tanta ossessiva aggressione né di impulso revisionista), non ha alcun senso perché non hanno alcun senso le (solite) assurdità sparate contro il masterplan del “Vespucci”: non avevano senso fin dall’inizio, è puro delirio sentirle ripetere ossessivamente ancora oggi, al punto in cui sono arrivati iter, valutazioni, spiegazioni e progetti, conoscibili (volendo) da tutti, ma che ovviamente interessano meno che nulla a chi deve recitare la propria commedia.
Nell’ultimo dibattito istituzionale sulla vicenda, nel consiglio regionale del 21 novembre scorso, i “no” al masterplan del “Vespucci” e alla nuova pista dei soliti (pochi) soggetti dichiaratamente “contro” erano stati esternati proprio rivendicando “no” politici e ideologici, peraltro accompagnati da continui richiami a quello che “ci dicono i comitati”, tanto per confermare il tipo di “fonte” delle loro argomentazioni. Ossia, nulla a che vedere con gli atti ufficiali e le reali questioni tecniche, ambientali, urbanistiche, economiche tutte trattate, risolte o in risoluzione da chi di dovere e secondo le corrette modalità entro l’iter del progetto, del quale naturalmente chi dice “no” a prescindere o per sentito dire non ha mai letto una riga (dimostrandolo ogni volta che parla). Il deprimente spettacolo offerto nella settimana che si chiude è proprio il sunto di questo approccio, purtroppo portato a livello governativo dalla Toscana, generando il triste spettacolo anche di questi giorni.
6. Quanto siano strumentali e senza senso le bizzarre posizioni “contro” espresse sul “Vespucci” e i suoi progetti è attestato anche dalle plateali contraddizioni che continuano ad essere esternate ad ogni “sparata”. Contraddizioni nazionali, perché (come già evidenziato) tutto questo caos è riservato solo e soltanto all’aeroporto di Firenze, mentre altrove procedono progetti e annessi (ne riferiamo spesso su questo sito), anche per aeroporti e interventi di gran lunga meno essenziali e positivi ma strenuamente supportati e difesi più o meno da tutti. Contraddizioni toscane, per i doppiopesismi e gli strabismi che continuano ad essere praticati praticamente su tutti gli aspetti che caratterizzano la questione (ambientali, operativi, urbanistici, rapporti con gli abitati e voli sulla città, coesistenza con il parco, assetti idrogeologi, fattibilità di nuove piste, ecc.). Aspetti demonizzati e strumentalizzati per Firenze, semplicemente gestiti (o ignorati) per Pisa, invece di affrontarli per entrambi gli scali con gli stessi metri valutativi, sensibilità e attenzioni, come necessario entro quella che dovrebbe essere una politica di sistema.
7. Per chiudere le riflessioni su questa settimana da delirio che si chiude (in attesa della prossima…), si potrebbe ricordare anche a tutti i protagonisti odierni della vicenda che con i loro atteggiamenti stanno scrivendo il proprio ruolo che sarà ricordato nella storia toscana, come già ci stanno i protagonisti delle involuzioni aeroportuali degli anni settanta del secolo scorso che hanno generato i problemi arrivati fino ad oggi. Sarà ricordato chi, per dispetto, rappresaglia o altro interesse che sia, sta alimentando “fuoco amico” contro il proprio territorio e la propria città, contro i propri concittadini o corregionali. Sarà ricordato chi spalleggia il fuoco amico senza il coraggio di prendere una posizione certa e chiara, nascosto dietro “se” e “ma” che non hanno proprio più alcuna ragione di essere. E naturalmente sarà ricordato chi invece avrà contribuito a portare in fondo un progetto atteso da mezzo secolo. Saranno tutti ricordati nella storia della regione e, prima, nelle prossime tornate elettorali.
Come prevedibile la formazione del nuovo Governo, con i suoi possibili riflessi toscani, sta suscitando le inevitabili azioni e reazioni, tra la reiterazione delle solite disarmanti sparate dei signori anti-opere ringalluzziti dalla presa di potere e lo sconcerto dei cittadini (residenti, utenti, lavoratori, imprenditori, studenti, turisti, ecc. ecc.) che nella nostra regione quelle opere le attendono da decine di anni, a cominciare naturalmente dall’adeguamento dell’aeroporto dell’area fiorentina, anche se qualcuno evidentemente ancora non se n’è accorto o fa finta di non accorgersene. Cittadini che in queste ore stanno esternando (anche a noi) tutta la propria preoccupazione.
Se dovessimo fermarci alle prime reazioni istintive di fronte a slogan, titoli, twitter e simili rilanciate in queste ore dalla Toscana “a cinque stelle” in effetti ci sarebbe solo da mettersi le mani nei capelli per le sorti della nostra città, dell’area metropolitana e della regione, che verrebbe ricacciata nel buio degli anni ’70 del secolo scorso. Perché tale sarebbe, sotto questo aspetto, il senso del proclamato “governo del cambiamento” per la nostra realtà: reiterare gli errori infrastrutturali epocali fatti in Toscana 40 anni fa con la cancellazione del progetto aeroportuale di San Giorgio a Colonica, peraltro usando oggi contro la nuova pista del “Vespucci” esattamente le stesse argomentazioni totalmente sballate usate allora contro il nuovo aeroporto… alla faccia del cambiamento.
Ma provando a guardare la faccenda con calma, buon senso indurrebbe a ritenere che così non possa essere, perché se così fosse, la disperazione non riguarderebbe certo solo le sorti dell’aeroporto di Firenze. Se un Governo, un presidente del Consiglio, un ministro con responsabilità di governo si facessero portare in giro da un dossier infrastrutture come quello prospettato dai pentastellati toscani, significherebbe assumere come metodo di governo la logica delle fake news, della disinformazione, del rifiuto di documenti, studi e atti ufficiali per far propri opinioni da blog di “comitati contro”, scontri istituzionali con gli enti responsabili e competenti in materia (aviazione, ambiente), valutazioni improntate a doppiopesismi, strabismi, campanilismi e tutto il peggio messo in scena in questi anni nella vicenda dell’aeroporto di Firenze. Non è il caso qui di tornare a commentare l’assurdità delle tesi “contro” di nuovo prospettate. Le considerazioni in merito da quarant’anni sono sempre le stesse, riassunte anche nell’apposita sezione di questo sito (alle voci “Domande Frequenti” e “Falsi miti”), che per il ministro Toninelli sarebbero sicuramente più utili del dossier a cinque stelle per comprendere una questione aeroportuale toscana aperta da mezzo secolo.
Ma, appunto, si spera che responsabilità di governo e il confronto con gli organi tecnici ministeriali che hanno seguito e approvato progetti e iter in questi anni (e con le istituzioni toscane) possano indurre al buon senso e metter fine alla strana guerra intrapresa finora dal Movimento Cinque Stelle contro l’aeroporto di Firenze. Strana perché, al di là di tutte le altre considerazioni, è una guerra intrapresa solo e soltanto verso lo scalo dell’area fiorentina. In Italia ci sono un centinaio di aeroporti aperti al traffico civile, attualmente con 41 scali commerciali, quasi tutti interessati da masterplan di sviluppo, anche con investimenti molto superiori o meno indispensabili di quelli previsti a Firenze, con tante situazioni particolari per rapporto tra aeroporti e abitati, territorio, parchi, aree protette, voli sulle città, anche con criticità simili all’attuale situazione fiorentina e ben peggiori dell’assetto nettamente migliorativo che potrà avere il “Vespucci” con la nuova pista. Situazioni che vedono sempre più o meno ovunque (compreso a Pisa e Bologna) la protesta di comitati di cittadini in qualche modo disturbati o interessati. Eppure in nessun altro caso si è mai visto generare un atteggiamento ostile come quello alimentato verso lo scalo dell’area fiorentina.
Per tutto questo non è plausibile che un Governo, peraltro guidato da una persona legata a Firenze che non può non conoscere di per sé la realtà del “Vespucci”, possa avallare una posizione localistica tanto singolare e sballata, che sarebbe anche una vera e propria dichiarazione di guerra alla città, all’area metropolitana e ai suoi cittadini. Proprio il modo in cui sarà trattata la vicenda dell’aeroporto di Firenze potrà quindi essere una sorta di cartina di tornasole per capire quale entità si è insediata a Palazzo Chigi nei giorni scorsi e quale voglia e capacità ci sia da parte delle forze che lo sostengono di maturare responsabilità di Governo.