Con la sequela di annunci di ricorsi al TAR contro il decreto VIA sul masterplan del “Vespucci” di questi ultimi giorni (Carmignano, Prato, Poggio a Caiano, Calenzano, Campi Bisenzio), seguiti allo stesso annuncio già fatto da Sesto Fiorentino, si è sostanzialmente ricomposto il gruppo di amministrazioni che per tutto l’iter fin qui fatto hanno perseverato nella propria battaglia anti-aeroporto, costruito fin da subito e proseguito a testa bassa contro studi e progetti. Diciamo subito, quindi, che non c’è nessuna meraviglia per un simile comportamento.
Certo c’era sempre la speranza di una qualche apertura alla ragionevolezza, soprattutto da parte di quei comuni che in realtà con i progetti aeroportuali non c’entrano nulla (né territorialmente, né per impatti da sorvoli), perché lontani dalla pista e/o fuori rotta, come Calenzano, Carmignano, Poggio a Caiano e Prato; ma anche da Sesto Fiorentino, che a fronte di un impegno di territorio avrà importanti benefici ambientali e da Campi Bisenzio, che avrà in una porzione di Capalle il primo abitato sorvolato, ma a distanze e altezze in alcun modo paragonabili all’attuale situazione di Peretola-Quaracchi che, come ben noto a tutti, sarà eliminata e non si ripresenterà su nessun’altra zona abitata.
Evidentemente però la realtà delle cose continua a non interessare e questo è l’aspetto più deprimente della vicenda. Perché un comitato cittadino “contro”, per proprie ragioni, può anche inventarsi ciò che vuole ed esprimerlo come crede, ma un’amministrazione pubblica dovrebbe avere atteggiamenti responsabili. È più che lecito, in opere di questo tipo e per chi conosce poco la questione, porre inizialmente dubbi e preoccupazioni e chiedere rassicurazioni. Gli iter (con relativi studi e dibattiti) servirebbero proprio a questo e di iter, stando anche solo alla fase più “moderna” del progetto nuova pista (da metà anni 2000), ne sono stati fatti tanti (forse troppi), dalle proposte iniziali illustrate e discusse con gli enti locali, ai percorsi partecipativi su parco e aeroporto, allo svolgimento e conclusione della VIA.
Ma proprio sentendo in questi giorni le argomentazioni annesse ai vari annunci di ricorsi si ha la misura di quanto tutto questo non serva a nulla per chi sta fermo sul suo “no” a priori, un po’ ideologico, un po’ politico o mosso da altri sentimenti personali, alimentato da strumentalizzazioni e disinformazioni. Da una parte c’è la reiterazione delle solite argomentazioni fasulle sulla questione aeroportuale fiorentina e toscana, stile anni ’70 del secolo scorso; dall’altra parte la perdurante mancanza di volontà di conoscenza dei contenuti del masterplan del “Vespucci” e degli studi annessi, le reiterate denunce allarmistiche e pretese di approfondimenti su temi e aspetti (parco, assetto idrogeologico, valutazioni di rischi e impatti, ecc.) trattati e considerati nei documenti agli atti e ribaditi nelle prescrizioni della VIA, ma che ovviamente non esistono per chi ne rifiuta contenuti e legittimità. Oppure, come ultima ratio, il tentativo di fermare i progetti a colpi di cavilli, cercando ogni appiglio burocratico utile a intralciare le procedure, anche solo per il gusto di fare dispetto e far perdere tempo.
Di fronte a questi atteggiamenti appare bizzarra anche la rimostranza sul mancato coinvolgimento diretto dei sindaci “contro” nell’Osservatorio ambientale costituito per seguire l’attuazione del masterplan. Prima di tutto va precisato che le realtà della piana realmente interessate dall’opera (Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio) di fatto ci sono tramite la Città Metropolitana, che potrà rappresentare tutti i sui componenti, e con tale atto probabilmente per la prima volta trova un senso concreto la logica di area metropolitana tante volte evocata. Gli altri, con tutto il rispetto, non hanno ragione di starci perché non sono coinvolti dal progetto e nessun effetto negativo avranno dall’aeroporto, a cominciare da Prato, il cui sindaco da anni continua a invocare dimostrazioni di impatti che non potrà mai trovare nei documenti, perché di impatti sul territorio pratese non ce ne possono proprio essere (prima o poi bisognerebbe farsene una ragione). Detto ciò, verrebbe poi da chiedersi quale contributo potrebbero mai apportare i sindaci barricaderi nell’Osservatorio. Tale soggetto (peraltro neppure proprio necessario perché comunque gran parte delle prescrizioni sono già assoggettate al controllo pubblico di Regione e ARPAT) dovrebbe servire come ulteriore garanzia che l’opera sia realizzata bene, per il bene di tutti, non certo come un altro palcoscenico per chi deve continuare la sua battaglia a prescindere.
Infine è bene ricordare come le rimostranze dei comuni del “no” non rappresentino un “tutti contro l’aeroporto” ma un “qualcuno contro” in un’area Firenze-Prato-Pistoia composta da 69 comuni (42 nella Città Metropolitana di Firenze, 7 nella provincia di Prato, 20 in quella di Pistoia) che rappresentano i territori maggiormente interessati dalla necessità di far funzionare il “Vespucci” e ne costituiscono il bacino d’utenza primario (allargabile ai territori aretino e senese). E ricordiamo pure che le (poche) amministrazioni contro sono rappresentative sopratutto di se stesse, nel senso che esprimono opposizione “di palazzo” mentre le idee della maggioranza di chi vive, lavora e crea lavoro in questo territorio sono ben diverse. Sono posizioni favorevoli, anche nella piana fiorentina, dimostrate dai periodici sondaggi, dalle varie prese di posizione di enti e categorie e dal confronto con i cittadini “liberi”, cioè non i pochi (rumorosi) inquadrati nei soliti comitati o blog del “no”, ma chi è interessato e disposto a comprendere la questione e che di fronte a dati e scenari reali conviene con la necessita di avere uno scalo adeguato, come d’altra parte c’è in qualunque altra città e territorio di una qualche rilevanza (e non solo), e con la bontà del progetto aeroportuale, con i relativi benefici generali che ricadranno su tutti (compresi i comuni della piana) quando l’opera sarà realizzata.
Vedremo quale sarà l’entità dei danni che potranno essere fatti con la nuova sequela di ricorsi al TAR (oltre allo spreco di forze e risorse), se e quanto queste iniziative potranno incidere sul percorso del masterplan ancora da fare, che comunque può e deve essere portato in fondo. Di certo in questi giorni assistiamo di nuovo a un atto davvero poco edificante di questa vicenda infinita e ad una spaccatura difficilmente sanabile con i comuni che si pongono fuori dall’area metropolitana e fuori dal tempo.