Mentre in Toscana fanno ancora notizia le reiterate iniziative per ostacolare i progetti dell’aeroporto di Firenze e c’è ancora chi riesce a sostenere l’inutilità di un aeroporto per l’area fiorentina, al di là dell’Appennino, al solito, si vola in tutt’altra direzione. Con una conferenza congiunta tra il gestore dell’aeroporto di Parma, Regione Emilia Romagna, Comune di Parma, enti e istituzioni del territorio, nei giorni scorsi è stato presentato ufficialmente il piano strategico per lo sviluppo dello scalo cittadino come hub cargo che, tra le varie opere previste, comprende l’allungamento della pista di circa 800 metri (portandola a 2.900 metri) per permettere l’atterraggio dei grandi velivoli su rotte di lungo raggio.
Il progetto aeroportuale fa seguito al piano già avviato nei mesi scorsi per la creazione presso lo scalo parmense, accanto all’autostrada A1 e al polo fieristico cittadino, di uno dei più importanti poli logistici nazionali, comprendente l’accordo sottoscritto in maggio con Etihad Airways, che con la sua sezione cargo è uno dei principali operatori mondiali del settore, e l’ipotesi di accordo con il gruppo Amazon (già presente con una sede a Piacenza) per l’utilizzo dello scalo di Parma come hub per i propri voli merci sull’Europa. In attesa del potenziamento della pista aeroportuale, le merci raccolte saranno instradate su camion verso altri scali (in particolare Malpensa), mentre appena completato il progetto (ipotizzato per il 2018) potranno partire direttamente dall’aeroporto dal centro emiliano, riducendo i costi di trasporto e eliminando un enorme traffico di TIR dalla rete autostradale.
Per l’aeroporto di Parma la specializzazione nel cargo rappresenta l’occasione di rilancio, dopo la crisi degli ultimi anni. Lo scalo parmense è ad oggi il quarto aeroporto della regione per dimensione di pista (2.124 metri), dopo Rimini (2.936 metri), Bologna (2.803 metri) e Forlì (2.561 metri); è il terzo per traffico gestito (ad oggi scarso per passeggeri) dopo Bologna e Rimini (Forlì è al momento chiuso al traffico commerciale per la crisi vissuta dall’ente gestore); è uno dei tre scali regionali, assieme a Bologna e Rimini, inseriti nel Piano Nazionale Aeroporti.
L’aeroporto di Parma (95 km da Bologna) aveva già avuto un’importante fase di sviluppo infrastrutturale conclusa nei primi anni 2000, quando la pista, precedentemente già allungata più volte fino a 1.900 metri fu portata a 2.100 metri, intervento indotto anche dalla necessità di potenziamento infrastrutturale della città richiesto da Bruxelles per l’insediamento a Parma della sede dell’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare. Con l’allungamento a 2.900 metri Parma si doterebbe della pista più lunga nel sistema aeroportuale della regione (simile a Rimini, eredità dei passati usi militari, e più lunga di Bologna, portata a 2.800 metri nel 2004).
Vedremo se e come si concretizzerà il nuovo progetto, comunque il potenziamento dello scalo di Parma, così come il rilancio dello scalo di Rimini già in atto (Forlì è in attesa di riapertura ai voli commerciali) rappresentano anche investimenti strategici per il futuro, in quanto la regione si garantisce riserve di potenzialità per la crescita del traffico aereo in considerazione del fatto che lo scalo principale di Bologna, che pur sta attuando importanti piani di sviluppo, in prospettiva di lunga scadenza, per la sua collocazione, raggiungerà comunque livelli di saturazione, rendendo necessario decentrare traffico su altre piste.
Per curiosità e statistica, da dedicare a chi in Toscana continua ancora oggi a avere idee molto confuse sulle distanze città-aeroporto, è da evidenziare anche come tutti e quattro i principali scali dell’Emilia Romagna siano di fatto (per distanza dal centro e dagli abitati), con le loro piste anche a capacità intercontinentale, aeroporti “cittadini”: 3 km per Parma, 4 km per Forlì, 6 km per Bologna e 8 km per Rimini. Inutile invece evidenziare ancora una volta come uno sguardo oltre l’Appennino (e oltre il proprio naso o orticello…) rendano surreali e inascoltabili le polemiche che ancora imperversano in Toscana sull’opportunità di dotare un’area come quella fiorentina di una pista vera, di 2.400 metri, e di poter avere per la nostra regione un secondo aeroporto operativamente normale e un sistema aeroportuale funzionante.