Più volte abbiamo evidenziato come le modalità di svolgimento dell’iter del masterplan del “Vespucci” avrebbero rappresentato una sorta di esame di maturità per il “sistema” toscano (enti, istituzioni e soggetti vari a vario titolo coinvolti). I tempi ministeriali e le procedure romane, infatti, sono più o meno uguali per tutti, con le loro macchinosità e tempistiche impastate in norme e percorsi troppo lunghi e complessi, che sicuramente hanno assoluto bisogno si riforme semplificative, ma quelle per ora sono. Cambia invece quanto e come un territorio (dalla Regione ai singoli Comuni e agli altri soggetti locali coinvolti) vogliano una certa opera, quindi la supportino e velocizzino per quanto di propria competenza e questo, come ben noto, è sempre stato il problema dell’aeroporto di Firenze, con tutte le vicende storiche che non serve ricordare.
Parte del sistema toscano, con più o meno convinzione o slancio, ha “cambiato verso” (o pare intenda farlo), riallineandosi sui giusti binari e supportando l’iter dell’attuale masterplan del “Vespucci” per cercare di colmare dopo mezzo secolo la più grande e inspiegabile lacuna nel sistema aeroportuale mondiale (ossia dotare di adeguati servizi aerei l’unico posto al mondo rimasto fino ad oggi senza uno scalo adeguato). Qualcuno, invece, per proprie ragioni resta saldamente attaccato agli anni settanta del secolo scorso e prosegue la sua personale battaglia contro lo scalo fiorentino con ogni mezzo e senza tregua, attuando ciò che d’altra parte aveva promesso.
La bizzarra vicenda dei ricorsi anti-aeroporto (tramite i ricorsi contro la variante al Piano d’Indirizzo Territoriale della Regione) e della relativa sentenza del TAR di questo agosto (che li ha parzialmente accolti) ne è la dimostrazione emblematica, sunto del peggio possibile di questa vicenda: dalla fragorosa esplosione del “caso” ai commenti smodati che ne sono seguiti da parte di chi ha esultato sui primi lanci di agenzia senza ovviamente aver letto una riga della sentenza, quindi il rientro della questione nei giusti termini che non cambiano di una virgola la validità della nuova pista del “Vespucci” delineata nel masterplan in iter.
Come è stato già spiegato da vari interventi istituzionali (locali e centrali) e sui principali quotidiani cittadini (che hanno approfondito correttamente la questione dopo il lancio dei primi titoli), questa prima ondata di ricorsi e quindi le relative sentenze riguardavano un atto urbanistico come la variante al PIT (peraltro non indispensabile per l’iter di un masterplan aeroportuale) maturata tra il 2012 e il 2014 e ormai invecchiato nell’avanzamento della procedura, nel senso che atti successivi (il masterplan 2014-2029 e la relativa procedura VIA avviata nel 2015) ne hanno modificato vari aspetti e abbondantemente completato valutazioni e analisi tecniche e ambientali.
Nello specifico, sono state interpretate come accoglibili parte delle istanze che denunciavano carenze di analisi nella VAS (Valutazione Ambientale Stategica) allegata alla variante al PIT; sono state accolte parte delle “rimostranze” dei proprietari dell’area di Castello che vogliono salvaguardare il loro diritto a edificare tutti i mentri cubi pianificati accanto all’aeroporto, che d’altra parte gli è stato confermato negli atti urbanistici locali fino a oggi; è stato respinto il ricorso di ENAC che contestava il PIT per la questione dell’indicazione in tale atto locale di una lunghezza di pista e per le contraddizioni nelle indicazioni sugli aspetti urbanistici dell’area (il fatto cioè che nello stesso atto regionale, da una parte si prevede lo sviluppo aeroportuale, dall’altra si vanifica dando prevalenza a altre previsioni urbanistiche dell’area).
Il documento del TAR (151 pagine, 92 di sentenza), tocca sostanzialmente tutte le questioni annesse al progetto aeroportuale contenute nella variante al PIT e sarebbe impossibile qui sintetizzarle e commentare il relativo atteggiamento nell’accogliere o respingere le contestazioni. Ciò che è bene ribadire è come di fatto tutti i punti accolti riguardino aspetti già chiariti o risolti nel proseguo dell’iter del masterplan, con la VIA in conclusione, o siano in scaletta nei successivi passaggi da attuare, come la Conferenza dei Servizi, deputati a sciogliere i nodi rimasti (gli aspetti urbanistici, che certamente sarebbe stato meglio aver sistemato preventivamente con pianificazioni adeguate attorno allo scalo, ma che sono ben noti e risolvibili, se si vuole).
Ed è anche da evidenziare che vari punti di contestazione dei ricorsi sono stati respinti, dando ragione a quanto previsto nel progetto aeroportuale (uso monodirezionale della pista, orientamento rispetto ai venti, adeguatezza del piano aeroportuale presentato nell’ambito della VAS, vari aspetti delle valutazioni acustiche, valutazioni economiche, ecc.). E anche riguardo alla lunghezza della pista, non c’è nessuna “sentenza” su tale dimensione nel pronunciamento sul ricorso di ENAC (ci mancherebbe altro che i metri di una pista potessero essere decisi da un TAR) ma, come detto, considerazioni su aspetti inerenti le pianificazioni urbanistiche.
Altro aspetto da evidenziare, per tornare all’inizio di questo commento, è come tutto questo caos sia “made in Tuscany”: gli atti contestati (la variante al PIT regionale e relativa VAS), le contestazioni (dei vari soggetti locali anti-aeroporto), gli argomenti usati dal TAR per accogliere i ricorsi (con continui riferimenti alle valutazioni critiche del NURV regionale, il nucleo di valutazione ambientale e perfino al consulente scovato dalla Regione nell’ambito dell’iter della variante al PIT, poi distintosi per la sue continue sparate contro il progetto della nuova pista al fianco dei comitati contro). Un caos che sicuramente proseguirà nelle prossime puntate (altri ricorsi, altre sentenze), grazie all’incessante lavoro di azzeccagarbugli impegnati a scovare ogni cavillo fuori posto (o presunto tale) per alimentare azioni da “guastatori” o solo per il gusto di fare dispetti e intralciare l’iter.
Le risposte di (quasi) tutti i vertici e rappresentanti delle istituzioni, locali e centrali, e della società civile (sindacati, categorie economiche, ecc.) questa volta sono state forti e chiare nel confermare o sollecitare l’avanzamento dell’iter verso la nuova pista, la procedura in corso per la VIA va avanti e le ragioni della fattibilità, sostenibilità e necessità della nuova pista, qualunque altra cosa possa succedere, restano intatte e sono quelle a cui abbiamo appena dedicato gran parte dell’ultimo numero del nostro notiziario (Aeroporto 76). Resta lo spettacolo deprimente di soggetti tanto impegnati contro un’opera pubblica, d’interesse pubblico primario e di risorse anche pubbliche sprecate in macchine amministrative che devono comunque gestire tutto il teatrino.