LCY72-20È stato approvato lo scorso 3 febbraio il piano di sviluppo del London City Airport che prevede una crescita della capacità dello scalo a sei milioni di passeggeri entro il 2023, supportato da un investimento da 200 milioni di sterline sulle infrastrutture (terminal, piazzali di sosta, vie di rullaggio).

Lo scalo cittadino londinese, realizzato tra il 1986 e il 1987 sulle banchine del Tamigi (5 km da Canary Wharf, 11 km dalla City), ha raggiunto nel 1997 il primo milione di passeggeri superando i due milioni nel 2006 e i tre milioni nel 2008. Nel 2014 lo scalo ha gestito 3,6 miloni di passeggeri. La tipologia di traffico prevalente è quella d’affari (61%) ma è importante anche la componente turistica, sia diretta a Londra sia in uscita (anche con voli tipicamente estivi come quelli per le isole greche e le baleari). Le destinazioni servite sono 46, compresa la linea intercontinentale “all business” per New York operata da British Airways con Airbus A318 configurato a 32 posti (il volo è effettuato in andata con scalo tecnico a Shannon, in Irlanda, non potendo decollare a pieno carico dalla pista cittadina londinese, mentre il ritorno dagli Stati Uniti è diretto). Tra le 45 destinazioni europee quattro sono in Italia: Roma Fiumicino (Alitalia), Milano Linate (Alitalia) e Firenze (British Airways/BA Cityflyer e CityJet) operate tutto l’anno, Venezia (British Airways/BA Cityflyer) a carattere stagionale.

La previsione di crescita del traffico del London City a sei milioni di passeggeri è determinata dall’incremento dei movimenti aerei che potranno passare da 70.000 a 111.000 annui (per raffronto si consideri che il “Vespucci” di Firenze ha gestito nel 2014 circa 34.000 movimenti e che il sistema toscano, tra Pisa e Firenze, prevede al 2029 circa 100.000 movimenti). Con i numeri attuali e quelli programmati il city airport londinese, pur rappresentando una struttura “di nicchia”, sta assumendo un ruolo sempre più importante nel sistema aeroportuale della capitale inglese al fianco dei quattro aeroporti commerciali più grandi (Heathrow, Gatwick, Luton e Stansted) e molti altri scali minori attivi entro una cinquantina di chilometri dal centro di Londra.

L’ulteriore sviluppo di infrastrutture e traffico del London City garantirà la creazione di 1.500 nuovi posti di lavoro permanenti (oltre a 500 nella fase di cantiere), genererà un raddoppio dell’impatto economico dello scalo (fino a 1,5 miliardi di sterline annui), moltiplicherà l’effetto traino per gli investimenti nell’East London e proseguirà la riqualificazione del quartiere di Newham che ha accompagnato negli anni la crescita del nuovo aeroporto. Proprio per tale ragione la sua presenza, inizialmente accolta con diffidenza dagli abitanti della zona, è stata accettata e supportata, grazie anche a un continuo confronto e dialogo tra autorità aeroportuali, enti territoriali e cittadini (in un recente sondaggio il 68% dei residenti del vicino sobborgo di Newham si dichiara favorevole all’espansione, con un altro 20% che esprime una posizione neutrale, mentre l’84% degli intervistati ritiene che l’aeroporto offra benefici al territorio).

La storia vincente del city airport londinese è ben nota a chi segue da tanti anni la questione aeroportuale fiorentina in quanto, come si potrà ricordare, il primo direttore del London City Airport, William Charnok, più volte nei primi anni ’90 è stato ospitato a Firenze (da SAF, oggi ADF) e a Prato (Unione Industriali) per raccontare la sua esperienza e incoraggiare chi, anche allora, cercava di supportare il tormentato percorso di sviluppo dell’aeroporto di Firenze.

LCYquattro72-20