Corporacion America, il gruppo argentino del magnate armeno Eurnekian, dopo le anticipazioni e gli annunci degli ultimi due mesi, dal 4 marzo è ufficialmente il principale azionista delle società di gestione dei due maggiori scali toscani, nelle quali è entrato acquisendo il 27,3% della SAT di Pisa e il 33,4% dell’ADF di Firenze (da oggi le nuove composizioni azionarie risultano sui prospetti pubblicati dalla CONSOB). Una scalata che potrebbe proseguire dopo l’OPA (Offerta Pubblica d’Acquisto) sul restante delle azioni di entrambe le società, passaggio obbligatorio per il “Vespucci” di Firenze (avendo superato il 30% delle quote detenute) e attuato su base volontaria per il “Galilei” di Pisa, con un investimento complessivo che potrebbe raggiungere 130 milioni di euro destinati alle casse dei precedenti azionisti. Una scalata però che mantiene in essere tutti gli interrogativi che caratterizzano la vicenda aeroportuale toscana e, come abbiamo già avuto modo di evidenziare in un precedente articolo, avrebbe bisogno prima di tutto di chiarezza e garanzie sui passaggi realmente necessari alla creazione di un vero sistema aeroportuale regionale. Chiarezza da parte del nuovo azionista e potenziale ulteriore compratore: cosa intende fare in concreto (quali infrastrutture) al di là dell’investimento in quote societarie? Chiarezza da parte di amministrazioni e istituzioni: cosa consentiranno di fare? Quale sarà la politica aeroportuale regionale che il nuovo azionista potrà seguire tra le due opposte linee attuate fino ad oggi dalle istituzioni toscane a Pisa e Firenze sulle stesse questioni (ambiente, urbanistica, rapporti con il parco, voli sugli abitati, studi, iter e procedure)? Al momento, diradati i fumi degli ennesimi fuochi d’artificio, di chiarezza e di garanzie in tutta questa vicenda non se ne vedono proprio.
Tra i protagonisti istituzionali a vario titolo coinvolti, entro la stessa forza politica ovunque al governo (Comune, Provincia, Regione, Governo), tutti salutano entusiasti l’arrivo del gruppo argentino, ma ognuno ne declina gli effetti secondo i propri diversi intendimenti: c’è chi vede spianarsi la strada per la pista di 2.400 metri indicata da ENAC e approvata in gennaio da ADF; chi ne trae conferma della validità dell’iter politico della variante al PIT e della pista di 2.000 metri, condizionata e vincolata a difesa dello scalo di Pisa e della SAT; chi prefigura nella possibile futura società aeroportuale unica il coronamento della scelta degli anni ’70, con il nuovo azionista di maggioranza che in base alle proprie convenienze finanziarie deciderà di rinunciare alla nuova pista di Firenze inglobando il “Vespucci” così com’è nell’entità “aeroporto Pisa/Firenze”. In sostanza, al momento si può prefigurare tutto e il contrario di tutto.
Non rassicurano per nulla, anzi sono più che preoccupanti, le dichiarazioni d’intenti che hanno accompagnato l’arrivo di Corporacion America in Toscana: sentir dire che c’è l’impegno per investire sul sistema aeroportuale e per creare una gestione unica degli scali, con tutto il rispetto, non significa nulla. Di investitori (reali, potenziali o farlocchi che fossero) ne abbiamo già visti passare diversi, tutti rimbalzati sulla situazione aeroportuale fiorentina e toscana. Di gestione unica e propositi per politiche di sistema ne sentiamo parlare da sempre, ma sono concetti validi, credibili e condivisibili solo se indirizzati sui giusti binari, in risposta alle esigenze dei diversi territori e dell’utenza, non a difesa degli interessi di una SpA, di un azionista o di un aeroporto.
Lasciano a dir poco sgomenti le dichiarazioni con cui si sono presentati sui giornali e in televisione i vertici e i rappresentanti di Corporacion America che, da nuovi gestori del “Vespucci”, ritengono di non doversi occupare della questione pista e prefigurano uno scalo di Firenze “che si svilupperà realmente quando Pisa sarà prossima al suo massimo” (La Repubblica, 5/3/2014). Davvero un bel biglietto da visita per chi è diventato il primo azionista anche di ADF, evidentemente senza avere idea di tutta la storia passata e recente di questa vicenda, della realtà attuale, delle emergenze funzionali e operative quotidiane dello scalo fiorentino (legate, come universalmente noto, alla situazione dell’attuale pista).
In realtà, cosa si deve fare (infrastrutture) per far funzionare davvero il sistema aeroportuale toscano, risolvendone le vere criticità, lo sappiamo bene. Così come sappiamo bene quale può essere l’integrazione attuabile tra gli scali di Pisa e Firenze in un assetto aeroportuale come quello toscano (unico al mondo per la sua anomalia), quali ruoli hanno e come possono essere valorizzati, quale sia il grado di specializzazione possibile per scali così localizzati e distanti. Lo sappiamo bene e certamente non c’è bisogno di cercare chissà quali risposte in risolutori che vengono da lontano. Non ci interessa sentir decantare potenzialità aeroportuali inespresse (lo sappiamo da decenni…). È aberrante la prospettiva di ricominciare ora con studi, valutazioni e elaborazioni di nuovi piani che rimanderanno di nuovo ogni decisione (sullo scalo di Firenze…).
Ciò che occorre è sapere, in concreto e da subito, se chi gestisce gli scali, chiunque sia, intende andare nella giusta direzione. Occorre sapere se, come e quando procederà l’iter verso la nuova pista di Firenze (in teoria era stato avviato, ma di fatto è bloccato). Pista che era e resta la vera priorità per la costruzione del sistema aeroportuale toscano, ovviamente anche sotto la gestione argentina, se i nuovi azionisti intendono davvero attuare tale obiettivo. In attesa di risposte certe e concrete, al momento si può solo prendere atto di un nuovo valzer di quote e azionisti che nella vicenda, per ora, alimenta sempre più dubbi e preoccupazioni piuttosto che prospettive di soluzione.