Non finiamo mai di ripetere il concetto della possibile compatibilità tra aeroporti, attività aerea, parchi, aree verdi e riserve naturali. I casi di felice convivenza tra queste realtà sono molteplici in tutto il mondo, con l’abitudine di destinare in tal senso gli ampi spazi liberi intorno ai confini aeroportuali, spesso attrezzati per la fruizione da parte della popolazione con piste ciclabili, aree per lo sport, camminamenti, punti ristoro e punti di osservazione dell’attività aeroportuale, ma anche con la creazione o conservazione di aree di tutela floro-faunistica che convivono con la vicinanza delle attività aeree. Aree che, grazie alla presenza dell’aeroporto e ai suoi vincoli di inedificabilità, si sono salvate dall’espandersi del cemento delle città.
A volte aree e riserve naturali vengono realizzate addirittura all’interno dei confini aeroportuali, in quelle zone dove non si svolgono attività aeronautiche, ma che servono come “aree di rispetto”. Questo perché, nonostante quello che si pensi normalmente riguardo l’inquinamento aeroportuale, gli scali aerei sono solitamente un’isola felice rispetto alle città piene di smog e di livelli di rumore ben più alti rispetto ai territori limitrofi alle piste di volo.
Un ultimo esempio di possibile convivenza tra attività aeree e naturalistiche arriva da Seattle, negli Stati Uniti, dove i gestori aeroportuali, in collaborazione con l’associazione no-profit The Common Acre, hanno dato vita al progetto Flight Path che, nell’ottica di salvare le api sempre più minacciate da pesticidi, malattie, scarsità di nutrimento e perdita di biodiversità, trasformerà gli spazi verdi non utilizzati del sedime aeroportuale in un habitat per gli insetti in questione. L’area è stata simpaticamente battezzata Terminal B(ee). Negli spazi dell’aeroporto sono stati posizionati 25 alveari che, spiegano gli esperti dell’associazione, al culmine della stagione potrebbero ospitare oltre un milione di api.
In realtà l’insediamento di attività di apicoltura entro sedimi aeroportuali non è una novità, dato che esempi simili sono già presenti da tempo in altre realtà, anche europee, anche abbinate alla produzione di miele di qualità commercializzato con i marchi dei gestori degli scali e messo in vendita nei terminal aeroportuali. Continueremo a seguire e raccontare sul blog e sul nostro notiziario questi aspetti meno noti delle realtà aeroportuali, che meritano di essere conosciuti e che dovrebbero far riflettere chi da noi continua a dipingere per forza un falso scenario di incompatibilità tra lo scalo aereo, l’ambiente naturale della piana e il progetto del parco metropolitano.