Prosegue su opposti binari la sorte dei due aeroporti di Pisa e Firenze, ancora soggetti a diverse politiche aeroportuali attuate dalle istituzioni toscane in contraddizione con i propositi di sistema e di holding gestionale.

Un Boeing 767 della Delta Air Lines (volo per New York) in decollo dall'aeroporto di Pisa con la città sullo sfondo

Un Boeing 767 della Delta Air Lines (volo per New York) in decollo dall’aeroporto di Pisa con la città sullo sfondo

Da una parte la SAT, gestore dell’aeroporto di Pisa, che può operare in piena libertà per attuare ogni intervento programmato per le infrastrutture e lo sviluppo delle attività con il consenso e il supporto incondizionato di tutti gli enti locali e regionali. Programmi confermati dai dirigenti dello scalo nei giorni scorsi illustrando lo stato di attuazione degli interventi per mitigare l’impatto dei decolli verso nord, che dopo lo stacco dalle piste sorvolano per alcuni chilometri una larga porzione di città (ridefinizione della procedura di decollo e riconfigurazione della testata nord della pista principale che avrà una maggiore lunghezza disponibile, con innalzamento della quota dei sorvoli sulle case, per gestire lo sviluppo del traffico previsto fino a 50.000 movimenti combinati con l’attività militare). Nella stessa occasione le autorità pisane hanno dato notizia del sollecito inviato al nuovo presidente del Consiglio Letta per attuare l’accordo sottoscritto con il precedente Governo volto ad ottenere i finanziamenti necessari allo spostamento del nucleo abitato storico di via Carriola e via Carrareccia (44 abitazioni) inglobato dalle successive fasi di espansione dell’area aeroportuale e posto a pochi metri dai piazzali di sosta aeromobili. Tutti progetti portati avanti, assieme alle altre opere previste per il miglioramento strutturale dello scalo, senza che da parte delle istituzioni toscane (correttamente) sia stata mai posta la necessità di alcun ulteriore studio di verifica (ambientale, urbanistico o economico-finanziario) su quanto già delineato nei progetti del gestore proponente, né alcun particolare passaggio in consiglio regionale o processo partecipativo. Perché, com’è giusto che sia, ovunque un gestore che lavora per il miglioramento di uno scalo aereo lavora nell’interesse pubblico per far funzionare un’infrastruttura indispensabile alla città e al territorio.

Il progetto della nuova pista 12/30 "parallela convergente"

Il progetto della nuova pista 12/30

Dall’altra parte l’ADF, gestore dello scalo di Firenze, che è ancora impossibilitata ad avviare l’iter per il principale progetto di adeguamento strutturale e funzionale e di riqualificazione ambientale dello scalo, ossia la famosa pista parallela convergente 12/30, perché a distanza di quasi dieci anni dalla proposta dell’opera alle istituzioni toscane ancora non c’è la definitiva approvazione politica. Il progetto resta tutt’ora invischiato nell’iter della variante al PIT, con tutti i vincoli annessi, e sta per essere sottoposto all’ennesima girandola di consultazioni nelle commissioni regionali (le stesse già fatte nel 2011), in attesa di approdare alla prima votazione in consiglio regionale, di passare gli ulteriori successivi esami e votazioni in Regione e di conoscere gli esiti degli studi sulla holding SAT-ADF alla quale gli enti pubblici hanno voluto vincolare le sorti dello scalo fiorentino.

Mettere fine a questa doppia politica aeroportuale unificando sensibilità, atteggiamenti e metri di giudizio, tagliando passaggi ridondanti e inutili e accelerando le ulteriori procedure sarebbe il vero segnale di novità da parte del consiglio regionale e delle istituzioni toscane e dimostrazione di una reale volontà di creare un sistema aeroportuale.

 

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