Terza votazione della settimana in Commissione Regionale e terza figuraccia della Regione sulla vicenda della variante al PIT e della nuova pista di Firenze. Le commissioni congiunte Territorio-Ambiente e Mobilità-Infrastrutture hanno bocciato ieri la variante al PIT (con il voto contrario di due cosiglieri di maggioranza) perché – sostengono – la questione della pista non è stata abbastanza studiata. O meglio: secondo loro non valgono o non bastano gli studi che sono stati fatti dal soggetto proponente (ADF), dagli enti competenti regionali (ARPAT e IRPET) e dagli enti nazionali (ENAC e ENAV) istituzionalmente deputati a valutare e validare tali studi al di là di ogni parere personale. Questi studi, che sono agli atti nei documenti della variante al PIT, non sono ritenuti validi o sufficienti perché promuovono la nuova pista 12/30 parallela convergente sotto tutti gli aspetti e non dicono ciò che gli oppositori cronici dell’aeroporto di Firenze vorrebbero sentir dire contro il progetto della pista. Da qui la bocciatura della variante e l’approvazione di una risoluzione che chiede di nuovo altri studi e approfondimenti.
Al di là di ogni altro commento, l’atteggiamento emerso dalle Commissioni regionali è sbagliato nella sostanza e nella forma. Nella sostanza perché si continua a reiterare la richiesta di approfondimenti su questioni che sono spiegate nei documenti agli atti (che basterebbe leggere o saper leggere), con dati più che sufficienti per mandare avanti adozione e approvazione del PIT. Certamente ADF e i suoi azionisti (pubblici e privati) avrebbero dovuto illustrare di più e meglio pubblicamente i progetti aeroportuali, ma è inaccettabile che a luglio 2013 ci siano ancora esponenti delle istituzioni che dicono di non sapere quali saranno le rotte della nuova pista, gli aerei che vi voleranno, gli effetti ambientali, le ricadute economiche, ecc. ecc. perché invece di attenersi (e credere) agli studi ufficiali danno spago e megafono alle disinformazioni più incredibili che alimentano il caos.
Nella forma non ha senso che per attuare un atto politico qual’è l’adozione e poi l’approvazione di un PIT (Piano d’Indirizzo Territoriale), che per l’appunto è un piano d’indirizzo di carattere generale, un consigliere regionale o una segreteria di partito pretenda di avere sul proprio tavolo progetti quasi esecutivi e piani finanziari di singole opere previste nel piano stesso. E infatti non risulta sia mai successo negli iter politici di precedenti PIT che qualcuno, per esprimere il proprio voto, abbia preteso di avere tale dettaglio progettuale e finanziario dalle ferrovie, dall’ente portuale di Livorno o Piombino, dall’aeroporto di Pisa, dai gestori degli interporti, dalla società Autostrade o da altro soggetto proponente opere o infrastrutture toscane.
Tali approfondimenti progettuali ovviamente sono doverosi e saranno fatti, ma sono parte dei successivi normali iter specifici delle singole opere, che possono essere avviati quando il decisore politico ha deciso e che nel caso degli aeroporti stanno nella redazione del nuovo masterplan e nell’attivazione della relativa procedura VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) che approfondisce a 360° ogni aspetto della questione in base al progetto definitivo.
La realtà che appare, purtroppo, è che nel luglio 2013 ci sono ancora spezzoni di regione (intesa come istituzioni) che non riescono proprio ad accettare il fatto che l’area fiorentina possa avere un aeroporto efficiente atteso da decenni. Il voto di adozione previsto in Consiglio Regionale la prossima settimana, al di là della tenuta della legislatura, dirà se e quanta Toscana oggi è ancora ferma agli anni ‘70.