31/1/2021 – Nella settimana che si è chiusa dal Consiglio Regionale della Toscana è arrivata la votazione di un atto inerente il sistema aeroportuale passato senza grande risalto per media e opinione pubblica, approvato praticamente all’unanimità da tutte le forze presenti ma alquanto surreale per il suo proposito.

L’atto, una mozione presentata dal Movimento 5 Stelle ed approvata da tutti i consiglieri presenti alla seduta del 27 gennaio, risulta piuttosto generico nel testo, chiedendo, nella parte propositiva, l’impegno del Presidente e della Giunta regionale “ad attivare un coordinamento dei lavori delle commissioni permanenti, nel rispetto delle materie di loro competenza così come definite dal Regolamento dell’Assemblea legislativa regionale, finalizzato a supportare l’evoluzione del dibattito in atto sul tema dell’aeroportualità toscana”.

Nella presentazione dell’atto in consiglio e nel breve dibattito che ne è seguito, è stato invece spiegato sostanzialmente che si intende dare il via ad un nuovo percorso conoscitivo sulla questione aeroportuale toscana, affidata al lavoro di varie commissioni consiliari che possano essere coinvolte nella tematica, entro le quali riaprire dibattiti e discussioni, analizzare situazioni, cercare e proporre soluzioni, audire tutti i soggetti variamente interessati. Nelle dichiarazioni dei proponenti la tematica del sistema aeroportuale toscano viene considerata come un “contenitore vuoto” (così definito durante la seduta) da riempire nel nuovo percorso prospettato. Un percorso senza tempo per il quale – è stato spiegato – non si pongono termini temporali nei cinque anni di legislatura appena iniziati.

In sostanza, mentre la Toscana, i cittadini, i lavoratori, i sindacati, il sistema imprenditoriale, il settore del turismo, delle fiere, dei congressi, della cultura, ecc. ecc. attendono che anche nella nostra regione ci si decida a far partire al più presto i progetti infrastrutturali previsti e attesi per creare un vero sistema aeroportuale (Firenze e Pisa e, nel suo piccolo, anche Elba), strategico da sempre ma adesso ancora di più per sostenere ripresa e rilancio, il consiglio regionale pare intenzionato a far ripartire una stagione di studi, come in una sorta di corso accademico quinquennale di teoria aeroportuale, del tutto astratto dalla realtà.

Realtà che è invece quella di una questione aeroportuale tutt’altro che “contenitore vuoto”, ma ormai da tempo ricolmo di tutti i contenuti oggi possibili (tralasciando gli errori epocali del secolo scorso non più rimediabili), con assetti, ruoli, progetti definiti e in attesa “solo” si essere concretizzati con un’adeguata reale voglia di fare da parte di istituzioni e soggetti coinvolti (sempre che s’intenda seguire atti, documenti e decisioni ufficiali, senza dare più spago alle posizioni “contro” di minoranze da orticello e ai campanilismi anti-sistema regionale rinfocolati con violenza negli ultimi tempi).

È definito da un bel po’ di anni, come noto, l’assetto gestionale (con la società unica) ed il ruolo (diverso) dei due principali aeroporti di Firenze e Pisa o Pisa e Firenze (ognuno li citi come crede), entrambi strategici per creare un vero sistema aeroportuale e una capacità che nessuno dei due scali, da solo, potrebbe in alcun modo assicurare, per i fattori di problematicità e i limiti che entrambi comunque hanno e mantengono, per localizzazione e/o caratteristiche, ma che insieme e con strutture e operatività adeguate può essere raggiunta.

È definito e ufficializzato il ruolo dei due aeroporti come sistema toscano nel sistema aeroportuale italiano, secondo il Piano Nazionale Aeroporti (legge dello Stato dal 2015) e nella pianificazione trasportistica regionale.

È definito il quadro di interventi necessari per i due scali, con i due masterplan elaborati e approvati da tutti gli enti tecnici responsabili e competenti (gli stessi enti per entrambi, con le stesse metodologie e adempimenti) e dalla quasi totalità delle istituzioni politiche regionali chiamate a pronunciarsi sui relativi iter svolti (dalla Regione all’area metropolitana fiorentina).

È definito, ovviamente, il masterplan di Firenze, con la nuova pista 12/30 da realizzare per avere uno scalo adeguato che possa svolgere, in ottica di sistema, il ruolo che in tutti gli atti di pianificazione e nelle dichiarazioni gli è riconosciuto sulla carta, secondo un progetto in alcun modo toccato nella sua necessità, fattibilità e sostenibilità dalle note inconcepibili vicende politico-giustizialiste che l’hanno per ora stoppato nell’iter: un “mantra” da ribadire ogni volta, perché anche nel dibattito in consiglio regionale dello corso mercoledì c’è chi non ha potuto fare a meno di ripetere la falsità di un progetto nuova pista di Firenze bocciato e non più esistente (tanto per avere idea del clima in cui continuerebbe l’ennesima stagione di discussione e polemiche…).

Si sono già svolte – si spera che in Regione lo ricordino – infinite tornate di consultazioni, studi e valutazioni, percorsi partecipativi, ecc., anche stando a quanto fatto solo nell’ultima decina di anni, che ha portato all’assetto gestionale e progettuale attuale. Iniziative per altro in gran parte promosse proprio in Regione (anche a più riprese nelle stesse commissioni consiliari), o richieste e supportate dalla Regione, o comunque con un ruolo importante svolto dalla Regione, a cominciare dalle decisioni e dagli atti che hanno portato alla creazione del gestore unico e che hanno accompagnato gli iter dei due masterplan di Pisa e Firenze, nelle fasi approvative e nell’elaborazione e ottemperanza dei rispettivi quadri prescrittivi assieme ai ministeri coinvolti (comprese la ventina di prescrizioni pre-cantieri che erano già state risolte per il masterplan di Firenze sulle 70 totali).

Insomma, da semplici cittadini che da una vita seguono le vicende aeroportuali toscane, vorremmo vedere un’istituzione regionale costruttiva e concreta, che parta dalla realtà dei fatti maturati in questi anni e che ora si impegni in ogni modo e in ogni sede per far partire o ripartire progetti e iter, per tenere anche la Toscana aeroportuale nei provvedimenti e nei piani di finanziamenti di infrastrutture in elaborazione, per supportare i soggetti attuatori dei progetti accelerando e snellendo ogni iter di propria competenza (evitando inutili ripetizioni e assurdità viste anche negli ultimi anni).

Anche perché – è bene ripetere anche questo – nessun’altra regione italiana ha mai impostato la costruzione del proprio sistema aeroportuale su dibattiti e studi perenni. Polemiche ci sono dappertutto, così come ritardi realizzativi, ma in una realtà che vede comunque ogni altra importante regione già dotata (da tanto tempo) di sistemi di due, tre e anche quattro aeroporti, anche con piste similari, più o meno tutti con masterplan in attuazione o in iter, molti con cantieri attualmente in corso o in avvio, anche per potenziare le piste di volo, anche in scali minori con poco traffico e scarsa domanda ma visti come occasione di rilancio e sviluppo dei territori serviti (come riportiamo spesso su questo blog).

Per tutto questo, propositi e prospettive che nel 2021 vedono ancora il sistema aeroportuale toscano come un “contenitore vuoto”, appaiono quantomeno surreali. Ancora non è dato sapere come e quando riprenderà il percorso verso la nuova pista di Firenze e quindi verso un vero sistema aeroportuale toscano, ma adesso almeno risparmiateci (e risparmiate ai contribuenti) una nuova stagione di studi e dibattiti sul se, come, quando, dove e perché la Toscana possa aver bisogno di infrastrutture aeroportuali e l’area fiorentina di un aeroporto adeguato.

 

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