Il caos annunciato (e da molti voluto) attorno alla questione aeroportuale toscana, con i picchi di polemiche e scontri istituzionali ormai a livello di delirio raggiunti in queste settimane, conferma esattamente le preoccupazioni e le critiche che avevamo espresso subito di fronte all’impostazione che vincolava l’iter della nuova pista dell’aeroporto di Firenze alla creazione della holding tra i gestori dei due maggiori scali toscani SAT e ADF o altra forma di gestione unica. Perché si sapeva bene (lo sapevano tutti i protagonisti in gioco) che questo tema – per come veniva posto – era esplosivo, al di là dei sorrisi di circostanza, e che la cosa – per come veniva delineata – era ben lontana da una reale possibilità di attuazione, al di là delle firme di dichiarazioni d’intenti. Perché un sistema corretto, quello possibile in base a ruoli ben noti e definiti, era di fatto negato dai propositi di molti degli stessi proponenti, dalle condizioni (verso Firenze) annesse all’iter del PIT e dalle politiche aeroportuali anti-sistema (opposte a Pisa e Firenze) attuate in Toscana per decenni fino ad oggi.
In questo scenario si sapeva bene che una simile scaletta di priorità al rovescio avrebbe reso indefinibili i tempi delle decisioni concrete per la nuova pista e il futuro dello scalo fiorentino, mantenendo in essere (chissà per quanto) le intollerabili criticità operative che quasi ogni giorno mandano in tilt la funzionalità dello scalo, minando peraltro il ruolo che sulla carta tutti riconoscono al “Vespucci” di Firenze. Il tutto poi è stato ulteriormente ingarbugliato dalle vicende connesse allo sbarco di Corporacion America e al tentativo di OPA, con tutto il caos creato attorno all’aspetto societario e azionario, che sta facendo dimenticare che un sistema aeroportuale per nascere e funzionare avrebbe bisogno prima di tutto di infrastrutture (piste di volo) dove gli aerei possano davvero atterrare e decollare…
Le logiche delle sinergie e del fare sistema – come abbiamo sempre ripetuto – sono concetti assolutamente condivisibili (come potrebbero non esserlo?), ma in concreto rimangono tali se e quando ci sono le condizioni per attuarli. Non può esserci un’integrazione basata ancora sull’idea di tenere uno scalo nelle peggiori condizioni operative o limitare con vincoli e paletti gli effetti dei progetti aeroportuali per proteggere un’altra infrastruttura, com’è stato in Toscana per decenni e come purtroppo ancora oggi vari soggetti in gioco intendono il “fare sistema”. L’integrazione non può essere usata come un alibi per tenere in stallo la soluzione del problema infrastrutturale (pista di Firenze). L’integrazione non si può e non si deve fare per forza, se una delle parti si rifiuta di accettarne la forma corretta che porti al necessario sviluppo di entrambe le infrastrutture.
Quindi, a fronte di un’ipotesi di holding o società unica auspicabile ma ancora tutta da chiarire, difficile da attuare (non si può imporre con la forza), minata da atteggiamenti sconcertanti da parte di chi dovrebbe esserne parte e comunque ancora dai tempi indefinibili, si inverta la scaletta delle cose da fare: si porti pure avanti l’iter della società unica ma su un proprio percorso, svincolato dall’iter della pista di Firenze che resta sempre la vera priorità per il sistema aeroportuale toscano. Perché senza holding (o altra simile entità) ma con la pista il sistema comunque intanto funziona e tutta la Toscana vola (in attesa che maturi, se e quando possibile, una forma corretta di gestione sinergica); con la holding o società unica (o aspettando che nasca) ma senza pista il sistema aeroportuale continua a non esistere e la Toscana mantiene tutte le sue criticità aeroportuali e ciò che ne consegue.
Allora, perché la pista di Firenze e l’idea di sistema non continuino a essere solo una grande presa di giro per i cittadini (utenti, lavoratori, abitanti), ci si decida a decidere qualcosa uscendo dall’attesa perenne di qualcos’altro: la Regione approvi la variante al PIT, disinnescando vincoli e paletti che minano la realizzabilità di qualunque nuova pista; Corporacion America, che comunque vada l’OPA è già il maggiore azionista di ADF, chiarisca se e come intende procedere con la pista di Firenze, arginando le follie interpretative che vengono usate contro lo stesso progetto; ENAC si pronunci ufficialmente anche sul masterplan del “Vespucci”, certificando definitivamente le dimensioni della pista, così come in aprile si è già pronunciata sul Piano di Sviluppo Aeroportuale 2014-2028 di Pisa, con interventi per 260 milioni (157 a carico di SAT). Il Governo chiarisca se e come intende supportare economicamente opere connesse a progetti aeroportuali, quindi anche il progetto fiorentino (così come in Toscana sta già avvenendo con i finanziamenti pubblici concessi per opere connesse al masterplan aeroportuale di Pisa). Un qualche segnale concreto per la nuova pista di Firenze farebbe finalmente capire se c’è qualcuno che la pista intende farla davvero.