14/2/2021 – Tra gli scenari più curiosi e tutti da interpretare nei potenziali effetti generati dalla formazione del nuovo Governo Draghi c’è sicuramente l’introduzione del “ministero della transizione ecologica” e il suo rapporto con l’esistente ministero dell’Ambiente. Al di là delle denominazioni più o meno ad effetto, è da capire che tipo d’incidenza questa nuova entità potrà avere in una materia già caratterizzata da iter eccessivi per complicatezze, sovrapposizioni di atti e competenze, incertezze normative e interpretative che troppo spesso hanno lasciato campo a interferenze di ogni tipo e alla formazione di pantani procedurali dove far sparire qualunque cosa.
In altri termini, attendiamo di sapere se in Italia ci può essere una corretta, necessaria, doverosa tutela dell’ambiente, che permetta anche qui (come avviene nel resto d’Europa) la realizzazione di opere e infrastrutture strategiche per la vita del paese, di città e territori nel miglior quadro di sostenibilità per l’ambiente e i cittadini o se si intende assecondare ancora di più la deriva di un ambientalismo ideologico e deteriore, di comitati e spinte localistiche, in questi ultimi anni portato al massimo della sua peggiore espressione, fino ad essere rappresentato nelle stanze governative.
L’autorevolezza del presidente Draghi faceva (e farebbe) sperare in un’evoluzione responsabile e positiva, in un paese che deve comunque cambiare marcia e correre per recuperare ritardi cronici nelle capacità realizzative; l’enfasi con cui viene evocata questa nuova entità sulla tematica ambientale e le interpretazioni che vengono date delle rivoluzioni annunciate sulla materia lasciano aperto più di un’interrogativo. Ciò che serve al paese è un governo che sappia garantire la tutela dell’ambente e non un governo ambientalista.
Nell’attesa di vedere quale piega prende la questione, vale la pena ricordare, come promemoria che la Toscana dovrebbe portare subito a Roma, quanto un progetto da una vita in attesa di realizzazione come quello della nuova pista 12/30 per l’aeroporto di Firenze e del masterplan aeroportuale in cui è inserita risponda esattamente alla logica di uno sviluppo sostenibile e di transizione ecologica, se si conoscono la realtà esistente, le ragioni ed i contenuti dei progetti, gli effetti connessi del fare (e del non fare) le opere previste.
Un progetto come quello della nuova pista 12/30, che allo stesso tempo risolve i problemi operativi e funzionali di un’infrastruttura strategica e la sua principale criticità ambientale, annullando i sorvoli a bassa quota su aree abitate, abbattendo il numero delle persone interessate da impatti a fronte della quota prevista di incremento di voli, è un caso esemplare di sviluppo sostenibile. Così come lo è l’eliminazione degli inutili impatti (emissioni) dovuti alle disfunzioni di una pista esistente che provocano continui dirottamenti e riattaccate, inutili ore di volo aggiuntive per ripetere procedure di avvicinamento e/o dirottare su scali alternati e conseguenti inutili e dannosi trasferimenti in bus di migliaia di passeggeri per centinaia di chilometri.
Ed ha effetti benefici per l’ambiente e la sostenibilità la riduzione delle emissioni nelle movimentazioni dei velivoli a terra per il miglior assetto dello scalo tra direttrici d’uso della pista e piazzali di sosta; il poter impiegare velivoli a capacità adeguata alla domanda contenendo il numero di movimenti; la possibilità di impiegare i velivoli “ecologici” di nuova generazione, con consumi ed emissioni drasticamente ridotte, che stanno rinnovando le flotte dei vettori (solo in parte accoglibili mantenendo la pista esistente) e che sono ormai il presente del trasporto aereo, in attesa dell’ulteriore futuro salto di qualità delle motorizzazioni ancora a minor impatto.
Tutte azioni – va ricordato – che si inseriscono perfettamente nelle linee di intervento per la sostenibilità del trasporto aereo raccomandate dall’Unione Europea e dagli organismi internazionali dell’aviazione, con la migliore gestione del traffico, l’eliminazione di disfunzioni e colli di bottiglia nei singoli aeroporti, il miglioramento a fini di riduzione degli impatti delle infrastrutture di volo, oltre che all’adozione del concetto del “green airport” ormai da tempo assimilato come linea guida in tutte le progettazioni delle componenti del sistema aeroporto (strutture, materiali, mezzi, attività, accessibilità, ecc.), comprese ovviamente le opere per il “Vespucci” previste nel masterplan da attuare.
È poi esempio di sostenibilità un progetto nuova pista inserito in un quadro di interventi per il territorio come quelli previsti dal masterplan aeroportuale per la piana fiorentina, che migliorano la sicurezza idraulica, ampliano e riqualificano la rete di aree naturali, contribuiscono alla creazione (reale) di parchi e aree boscate e con i vincoli di inedificabilità indotti sul territorio ne garantiscono la salvaguardia da successivi ripensamenti pianificatori, sviluppano le reti ciclabili, assieme allo sviluppo dell’accessibilità su ferro all’aeroporto dal rispettivo bacino di utenza.
Il tutto considerando sempre che un progetto come quello per lo scalo fiorentino non serve per raggiungere chissà quale sviluppo quantitativo di traffico, ma è indispensabile per far funzionare in modo normale un’infrastruttura pubblica esistente e un sistema aeroportuale regionale. Serve per un’infrastruttura finalizzata a gestire una domanda di traffico reale ed esistente (non da cercare o inventare) e prevalentemente di necessità, motivato da ragioni di lavoro, eventi, ecc. e meno, molto meno, per il volare tanto per volare (per passatempo, per la disponibilità di prezzi stracciati) proprio del low cost estremo, che sullo scalo fiorentino, per le sue caratteristiche ed il ruolo che deve svolgere, troverà sempre poco (o nullo) spazio.
Ci aspettiamo che tutti questi aspetti della questione aeroportuale di Firenze, qui noti e ripetuti all’infinito, siano portati e sostenuti subito a Roma da tutti gli attori toscani in campo, dai vertici delle istituzioni (Regione, Città Metropolitana, Comune di Firenze), dagli esponenti politici e parlamentari che rappresentano quest’area e la nostra regione, per rendere immediatamente consapevoli della realtà delle cose il presidente Draghi, il neo-ministro delle infrastrutture Giovannini, i neo-reggenti del dicastero dell’Ambiente o Transizione Ecologica che sia.
Ci aspettiamo che sulle scrivanie governative stiano atti e documenti ufficiali, che peraltro nelle strutture dei ministeri conoscono bene avendoci lavorato, assieme alla Regione Toscana, in tanti anni di procedure svolte e concluse, con le volontà prevalenti di istituzioni e cittadini e le approvazioni delle decine di soggetti che avevano (hanno) approvato i progetti dello scalo fiorentino, e non venga più dato spago ad imbarazzanti dossier “fai da te” prodotti da qualche circolino, rappresentante solo di se stesso, portati fino sui tavoli di ministri totalmente ignari e/o disinteressati della questione com’è avvenuto negli ultimi anni.
Alla presentazione del nuovo Governo è subito risultata di nuovo evidente l’assenza tra i ministri di rappresentanti della Toscana e sono partite reazioni di rammarico e preoccupazione, soprattutto in relazione alle possibili ricadute in merito alle questioni infrastrutturali della nostra regione (anche per l’aeroporto di Firenze). Non c’è dubbio che il reiterarsi di una tale assenza appaia di nuovo singolare e poco giustificabile (in attesa di capire se e come questa volta possa essere compensata con viceministri e sottosegretari).
Ma in una tematica come quella dell’aeroporto di Firenze e di un progetto come la nuova pista da realizzare, per la sua evidente necessità e validità, anche ambientale, dovrebbe bastare spiegarne con chiarezza ragioni ed effetti, se al Governo si hanno adesso interlocutori capaci e di buon senso, come ci si aspetta (e si spera) che sia per larga parte la nuova squadra di Palazzo Chigi. E se ovviamente, prima di tutto, ci sia dalla Toscana la volontà vera di arrivare alla realizzazione del progetto.
Admin, speriamo che si avveri e che il governo Draghi essendo più deciso e cazzuto, scusami per il termine, possa abbattere il muro burocratico costruito con mattoni di false verità e ridicoli ricorsi, possa dar fine a questo incubo durato 50 anni e si possa vedere operativa la pista 12/30