Barriera Arno

On 3 Gennaio 2014, in Aeroporto Firenze, by admin

Se il 2013 dell’aeroporto di Firenze si è chiuso con un dicembre critico per la nebbia (a volte davvero fitta, altre volte per nulla ma sufficiente a mandare in tilt lo scalo per le note condizioni della pista), il 2014 si apre con il fenomeno tutto fiorentino della “barriera Arno”, criticità altrettanto nota strettamente connessa all’orientamento della pista attuale che oggi – come tante altre volte – ha scombussolato l’operativo del “Vespucci”.

Si tratta di normali condense che in certe condizioni meteorologiche si formano sopra uno specchio d’acqua, che in questo caso si chiama fiume Arno e che, nello specifico, attraversa il prolungamento della pista a circa 3 km dall’aeroporto creando una barriera che impedisce ai piloti la visuale proprio nel tratto finale di discesa, costringendoli a interrompere la manovra di atterraggio e a riprendere quota anche se tutto intorno, prima e dopo la “barriera Arno”, c’è una visibilità di chilometri. Dopodiché, per il volo di turno inizia la consueta giostra dei giri sopra Firenze e dintorni, nuovi tentativi di discesa sperando in un diradamento della foschia che permetta di proseguire e mettere le ruote a terra, oppure nuove riattaccate e il dirottamento su altro aeroporto, con le solite conseguenze funzionali disastrose. Disastrose prima di tutto per gli utenti, sconcertati per tanta reiterata, voluta, incomprensibile inefficienza tutta toscana; per le compagnie aeree, inevitabilmente prime incolpevoli bersagli delle proteste degli utenti; per gli operatori aeroportuali, che devono gestire la sacrosanta rabbia di tutti; per la tanto decantata situazione ambientale, appesantita da procedure ripetute, inutili ore di volo aggiuntive, centinaia di chilometri macinati da bus che corrono su e giù per la Toscana e l’Italia centrale. Un copione ormai consumato, non certo imputabile a motivi naturali (Arno, nebbia o altro) ma espressamente voluto da chi si è opposto finora ai progetti per il “Vespucci”.

Giornate come quella odierna, come infinite ce ne sono state in passato e tante altre seguiranno (quasi certamente già da domani), dovrebbero essere il miglior supporto decisionale per amministratori seri, sindaci, assessori o presidenti di qualcosa, che volessero davvero risolvere le criticità aeroportuali fiorentine e toscane e salvare la faccia della nostra città e della nostra regione agli occhi del mondo. Invece di invocare a vanvera sempre nuovi studi per “approfondire la questione”, sarebbe utile che chi ancora adesso fa finta di non capire a cosa possa mai servire la nuova pista, passasse queste giornate chiuso in aeroporto fronteggiando in prima persona i passeggeri disastrati e dirottati per spiegargli perché, grazie a loro, chi vuole arrivare, vivere o lavorare nell’area fiorentina debba subire tutto questo.

In giallo la traiettoria seguita dagli aerei in atterraggio e, in basso nella foto, il fiume Arno sul quale, in certe condizioni meteorologiche, si formano le condense che causano il dirottamento dei voli.

In giallo la traiettoria seguita dagli aerei in atterraggio e, in basso nella foto, il fiume Arno sul quale, in certe condizioni meteorologiche, si formano le condense che causano il dirottamento dei voli.

 

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