ACI Europe, la sezione europea di Airport Council International che rappresenta circa 500 aeroporti in 45 paesi del nostro continente, ha pubblicato i dati di traffico aereo relativi al 2017. Lo scorso anno i passeggeri sono cresciuti dell’8,5% sul 2016 (arrivando a oltre 2,1 milardi), i movimenti aerei del 3,8% (circa 25 milioni) e le merci dell’8,5% (circa 22 milioni di tonnellate). L’incremento passeggeri è stato più elevato per il traffico internazionale (+9,7%) rispetto a quello domestico (+5,5%). I dati confermano e rafforzano il trend di crescita del traffico aereo, ripartito ormai da diversi anni dopo le temporanee flessioni generate da crisi e eventi internazionali dei primi anni 2000 (negli ultimi cinque anni la crescita è stata del 30%). Tali numeri sono stati raggiunti nonostante un dicembre 2017 che ha risentito dei problemi di alcune importanti compagnie europee (la chiusura di Air Berlin e Monarch e la temporanea riduzione di attività di Ryanair).
Guardando alla suddivisione territoriale, la crescita passeggeri è stata maggiore per gli aeroporti dei paesi non-EU (appartenenti al continente europeo ma non parte dell’Unione Europea), quali Russia, Ucraina, Turchia, Islanda, ecc., che hanno raggiunto una media del +11,4%. Per i 28 paesi EU la crescita media è stata invece del 7,7%, con tassi più elevati per quelli emergenti o di più recente ingresso nell’Unione, quali Estonia, Romania, Ungheria, Malta o Cipro. La crescita del traffico passeggeri è stata diversa anche per i quattro gruppi di aeroporti entro cui ACI suddivide gli scali in base al traffico: +5,6% per il Gruppo 1 (scali con oltre 25 milioni di passeggeri); +11,3% per il Gruppo 2 (10-25 milioni); + 10,2% per il Gruppo 3 (5-10 milioni); +10,9% per il Gruppo 4 (meno di 5 milioni). Da segnalare la crescita del numero di scali entro il Gruppo 1, passati negli ultimi cinque anni da 14 a 24, comprendenti i più grandi hub europei, i principali aeroporti delle maggiori capitali, ma anche una meta turistica come Palma di Maiorca e città come Manchester e Barcellona.
I primi dieci aeroporti del continente europeo per traffico passeggeri nel 2017 sono risultati gli stessi del 2016: Londra Heathrow (78 milioni, +3%), Parigi Charles de Gaulle (69,5 milioni, +5,4%), Amsterdam (68,5 milioni, +7,7%), Francoforte (64,5 milioni, +6,1%), Istanbul Ataturk (63,9 milioni, +5,9%), Madrid (53,4 milioni, +5,9%), Barcellona (47,3 milioni, +7,1%), Londra Gatwick (45,6 milioni, +5,6%), Monaco (44,6 milioni, +5,5%), Roma Fiumicino (40,9 milioni, -1,8%).
Nel contesto europeo l’Italia, con una crescita del 6,7%, si è posta al di sotto della media continentale (+8,5%) e della media dei paesi EU (+7,7%). I primi dieci aeroporti italiani per traffico passeggeri compaiono nella tabella ACI Europe tra il 10° e l’85° posto: 10° Roma Fiumicino (41 milioni di passeggeri, unico scalo italiano nel Gruppo 1), 28° Milano Malpensa (22,2 milioni, Gruppo 2), 50° Bergamo (12,3 milioni, Gruppo 2), 55° Venezia (10,3 milioni, Gruppo 2), 58° Milano Linate (9,5 milioni, Gruppo 3), 60° Catania (9,1 milioni, Gruppo 3), 64° Napoli (8,6 milioni, Gruppo 3), 65° Bologna (8,2 milioni, Gruppo 3), 83° Roma Ciampino (5,8 milioni, Gruppo 3), 85° Palermo (5,8 milioni, Gruppo 3). Da segnalare che Napoli Capodichino, con un +26,6%, è risultato uno degli scali europei a maggio crescita.
Nella tabella ACI Europe 2017 l’aeroporto di Firenze, con 2,6 milioni di passeggeri registrati lo scorso anno, rientra nel Gruppo 4 e si pone al 129° posto (sui 242 scali riportati in tabella), con un tasso di crescita (+5,7%) di un punto inferiore alla media nazionale (+6,7%) e con maggiore distacco rispetto alle medie europee (il dato di Firenze deve essere letto tenendo sempre conto della situazione attuale dello scalo, unica a livello nazionale e internazionale, che non consente una normale evoluzione del traffico aereo e la gestione della reale della domanda di traffico dell’area fiorentina).
Commentando i tassi di crescita generali riportati nel Report 2017, destinati a proseguire e rafforzarsi, ACI Europe ribadisce l’appello esternato in ogni occasione da tutti gli attori del settore aviazione, rivolto ai decisori politici, dai governi centrali agli amministratori locali: la necessità e urgenza di adeguare la capacità del sistema aeroportuale europeo. La necessità cioè di realizzare o potenziare le infrastrutture di volo, soprattutto dove è maggiore il divario tra domanda e capacità di risposta, per supportare la crescita del settore aereo, che in Europa (dato ACI 2016) ha supportato 12,3 milioni di posti di lavoro e contribuito per 675 miliardi di euro al PIL (4,1% del PIL totale), ma anche per migliorarne la compatibilità ambientale eliminando i colli di bottiglia di scali carenti o non funzionali che generano ostacolo al normale svolgimento dell’attività aerea con ritardi, dirottamenti e impatti inutili, evitabili con strutture più adeguate.