Sistemi “regionali”
I sistemi “regionali” si possono identificare come sistemi allargati che riguardano aeroporti rientranti in ambiti territoriali più ampi rispetto ad un’area urbana o metropolitana, collocati a distanze elevate e comprendenti strutture localizzate presso altre città e più distanti dal centro del principale bacino d’utenza di una regione (in genere oltre i 50 km). Strutture solitamente minori per ruolo e traffico rispetto agli scali a diretto servizio di tali bacini d’utenza e che possono andare ad assolvere una funzione di supporto allo scalo o agli scali principali e più vicini all’area da servire in ruoli specifici che mantengono una propria funzionalità anche se gestiti su aeroporti più lontani.
Il maggiore impulso a questi scali secondari è venuto in Europa dalla fine degli anni novanta con la nascita dei vettori low cost (sulla spinta soprattutto dell’irlandese Ryanair) che sono andati a scoprire ed inserire nella rete trasportistica europea aeroporti e cittadine fino ad allora sconosciuti o rivitalizzare strutture con bassi flussi di traffico. Strutture scelte da questi vettori perché su esse riescono ad operare con condizioni economiche più convenienti che contribuiscono a tenere basse le tariffe, a fronte dei disagi per i passeggeri per i lunghi trasferimenti a terra. In altri casi gli aeroporti secondari e più lontani sono utilizzati per esigenze di sviluppo del traffico merci, anch’esso funzionalmente più compatibile con localizzazioni distanti dalle città. Su di essi i vettori cargo trovano spazi liberi spesso non disponibili sugli scali principali a maggiore traffico passeggeri o condizioni ambentali più favorevoli per tale tipologia di voli.
Gli esempi in Europa sono ormai molteplici e in continuo aumento, da una parte per la prosecuzione del processo di sviluppo dei voli low cost, dall’altra parte per la necessità di alleggerire la pressione sui grandi hub più congestionati e liberare su di essi capacità da utilizzare per funzioni e tipologie di traffico non decentrabili su strutture più lontane. In molti casi entrano nella rete dei voli commerciali ex-basi militari che hanno ridimensionato o dismesso il proprio ruolo originario, in altri vengono sviluppate piccole strutture utilizzate in precedenza dall’aviazione generale. La valorizzazione di queste strutture secondarie fa parte della risposta all’evoluzione prevista per il traffico aereo che tra periodiche crisi e riprese mantiene una prospettiva di forte crescita e richiede, soprattutto nel continente europeo, un’adeguato incremento di capacità dell’intero sistema aeroportuale.
In Italia figurano vari esempi di sistemi allargati esistenti, ipotizzati o previsti (inseriti nell’elenco sottostante), in alcuni casi corrispondenti ai “sistemi correlati” introdotti come tipologia dal recente Piano nazionale degli aeroporti. Tra di essi rientra il caso toscano, con il ruolo possibile dello scalo di Pisa per il maggiore bacino di traffico regionale incentrato nell’area fiorentina. Rispetto però ad ogni altra realtà nazionale ed europea la Toscana presenta una situazione anomala e unica, con la struttura di Pisa che risponde alle caratteristiche dello scalo di supporto, con una possibile funzione verso l’area centrale della regione per alcuni segmenti di traffico (merci, low cost, capacità intercontinentale), mentre la struttura a diretto servizio del principale bacino d’utenza toscano – il “Vespucci” di Firenze – resta inadeguato a svolgere il proprio ruolo. Il sistema “regionale” o “allargato” rappresenta comunque la relazione istaurabile tra scali distanti quali sono i due maggiori aeroporti della Toscana.