10/3/2021 – Per la serie di incontri promossi dall’Associazione InPista! allo scopo di contribuire alla corretta informazione sulla questione aeroportuale, nei giorni scorsi è stato fatto il punto sul rapporto tra parco della piana e aeroporto e sul significato reale dello stesso progetto di parco con l’architetto Maria Clelia Mele, per diversi anni dirigente del settore pianificazione territoriale e urbanistica della Regione Toscana (nel periodo della presidenza di Claudio Martini e della prima di Enrico Rossi) e promotrice proprio del modello di parco della piana che allora veniva delineato per i territori della nostra area metropolitana, nell’ambito del progetto europeo “Periurban Parks” del quale la Regione Toscana è stata capofila.
L’arch. Mele ha spiegato la rilevanza del progetto di parco impostato in quegli anni, sul modello delle più importanti esperienze europee, ma che si poneva come una delle più ampie e innovative aree a parco, estesa su otto comuni (tra Firenze e Prato). Un parco inserito in un contesto urbanizzato, non assimilabile a un riserva naturale ma inteso come infrastruttura territoriale con più valenze: aree libere e verdi in un sistema di ambienti differenziati, dalle zone più antropizzate e infrastrutturate a quelle rimaste più a vocazione agricola, comprendendo anche importanti testimonianze storiche, artistiche e culturali. Una realtà entro la quale integrare i vari sistemi di mobilità, da quelli elementari (ciclovie, ippovie, percorsi pedonali) alle reti di valenza metropolitana, regionale e nazionale, presenti o previsti.
Rientra quindi a pieno titolo in tale ambito anche l’infrastruttura aeroporto (che peraltro – ricordiamo noi – sta da 90 anni nell’attuale collocazione, nella piana e nell’area poi destinata a parco) e proprio grazie al riassetto previsto con la nuova pista lo scalo potrà integrarsi meglio col parco stesso. Con la nuova pista, infatti, da una parte si elimina la barriera fisica costituita dalla pista esistente, trasversale alla piana, consentendo una migliore connettività e fruibilità del parco sulla direttrice Firenze-Sesto e con il tracciato parallelo all’autostrada la pista va ad assumere una direttrice naturale che ricalca quella di tutto il resto del sistema di infrastrutture dal capoluogo verso la piana (assi viari principali, sistema ferroviario, tranvie).
Dall’altra parte il vincolo di inedificabilità indotto dall’aeroporto sui territori del parco rappresenta la garanzia migliore e non modificabile per la salvaguardia del parco stesso da ripensamenti e modifiche nelle previsioni urbanistiche da parte dei comuni, altrimenti sempre possibili, come già avvenuto e anche in questo momento ipotizzato in vari ambiti comunali.
Confermata anche l’assoluta fattibilità della modifica delle aree naturali presenti, in quanto in realtà non si tratta di vere e proprie aree naturali ma di ambienti creati artificialmente dall’uomo, anche in tempi recenti, a volte frutto di passate lavorazioni presenti sul territorio o utilizzate per attività varie come quella venatoria, poi sottoposte per atto degli enti locali a forme di tutela. È ad esempio il caso proprio del laghetto di Peretola, limitrofo allo scalo, per il quale nell’ambito del masterplan aeroportuale è prevista la ricostruzione nell’area di Signa, vicino al parco dei Renai, con un bilancio finale dell’operazione nettamente migliorativo per qualità, estensione e fruizione.
Consigliamo a tutti l’ascolto delle spiegazioni dell’arch. Mele nella registrazione dell’incontro disponibile sulla pagina Facebook dell’Associazione InPista!
Admin quanto tempo ci vorrà ancora per sapere qualcosa sulla nuova pista?
Purtroppo non ci sono notizie ufficiali nuove sulla tempistica per la nuova pista. Ieri l’AD di Toscana Aeroporti ha dichiarato che entro maggio dovrebbe essere presentato di nuovo il masterplan (che naturalmente conferma la pista così come prevista finora) e che la nuova pista potrebbe essere realizzata in quattro-cinque anni. Ma di passi ufficiali ancora non ce ne sono né è chiaro se ci sia la possibilità e la volontà di evitare di dover rifare tanti passaggi procedurali già abbondantemente fatti nell’iter che era stato concluso con l’approvazione del progetto.