22/12/2018 – Se la scorsa settimana (vedi Settimana da delirio) il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha ricevuto un gentile invito alle dimissioni per le imbarazzanti dichiarazioni sul Piano Nazionale Aeroporti da fare o rifare e sulla gestione unica tra gli aeroporti toscani da attuare (!!), quale invito dovrebbe ricevere questa settimana dopo le esternazioni disarmanti sulla pista (vecchia e nuova) dell’aeroporto di Firenze?
Questa volta l’uscita del ministro ha avuto reazioni istituzionali meno eclatanti, al di là della disperazione ormai generale per simili spettacoli, perché ha fatto notizia soprattutto la spaccatura governativa rispetto alle dichiarazioni favorevoli al progetto aeroportuale fiorentino del giorno prima del vice premier Matteo Salvini a cui tale uscita era dedicata. Ma quanto detto ha in realtà un livello di gravità ancora superiore alle sparate sul piano aeroportuale nazionale. Gravità non tanto per la questione aeroportuale fiorentina (ormai siamo vaccinati a sentir dire qualunque cosa ed è bene continuare a mantenere la calma guardando solo agli atti concreti) ma per lo stesso ministro, il suo ruolo e di riflesso per la compagine governativa.
Le dichiarazioni di giovedì – rilasciate all’agenzia Adnkronos – hanno pacificamente confermato come il ministro non conosca nulla dell’aeroporto di Firenze (su cui però spara da quando si è insediato) e tantomeno del progetto su cui dovrebbe esprimersi e come la sua “cultura” della materia sia quella (qui tristemente nota…) da blog dei “comitati contro” della piana fiorentina e del pisano e dei relativi dossier “fai da te” portati a Roma, direttamente nello stesso Governo, dai pentastellati toscani. Dossier su cui evidentemente ha “studiato”, su cui fonda la sua posizione e che “consiglia” come lettura ai colleghi di Palazzo Chigi. Nelle scorse settimane era girata in rete la notizia che i commenti ministeriali sulla vicenda fiorentina sarebbero concordati direttamente con i “comitati contro”: sarebbe uno scenario aberrante, ma non meraviglierebbe se fosse proprio così.
Sentire un ministro delle Infrastrutture che sintetizza un progetto come quello del masterplan del “Vespucci”, con tutto ciò che ci sta dentro e ne supporta le ragioni e la Conferenza dei Servizi in conclusione, come la volontà di qualcuno di portare una pista da 1.700 a 2.000 metri per fare un po’ più di passeggeri e che vuol vederci chiaro perché a Londra il “City Airport” fa il doppio di passeggeri con una pista di 1.500 metri è davvero qualcosa che è meglio non commentare. In pratica, a fine 2018, questo è il livello d’informazione acquisita dal ministro sul progetto del “Vespucci”; questi sarebbero i benefici dell’investimento da computare nella famigerata analisi costi/benefici: 300 metri astratti di pista in più per un aeroporto che la pista ce l’ha già… e magari anche troppo lunga. Come detto, di fronte a simili concetti è bene astenersi da ogni commento…
Evitando di ribadire qui (per rispetto di chi legge) il significato multidisciplinare e strategico della nuova pista 12/30, vale comunque la pena evidenziare un punto. Se il ministro, o chi per lui, prendesse in considerazione anche solo minimamente gli atti che hanno portato alla Conferenza dei Servizi (approvazioni tecniche e ambientali, procedura VIA, ecc.), oltre che trovare i “perché” del masterplan, vedrebbe che i contenuti dei dossier “fai da te” che continuano a mettergli sul tavolo, sono gli stessi che per anni sono stati sparati ossessivamente, sempre dai soliti soggetti, in tutto il corso delle procedure già espletate, che sono stati letti, controdedotti (e smontati) nelle apposite fasi della stessa procedura e dagli enti tecnici competenti.
Il fatto che questi dossier, dalla piana fiorentina e dal pisano, continuino ad essere riprodotti e ridistribuiti a getto continuo ai membri del Governo (pare che l’ennesima copia sia stata consegnata al volo anche ieri, a Montemurlo, al vicepremier Salvini) non cambia nulla del loro significato: opinioni di piccoli gruppi locali o singoli soggetti, pur legittime ma superate e con nessuna valenza rispetto agli atti ufficiali e agli enti tecnici competenti. Atti ufficiali ai quali un ministro e chiunque abbia ruoli e responsabilità istituzionali dovrebbe attenersi, invece di perdersi dietro dossier improbabili che prima di tutto fanno inanellare continue figuracce imbarazzanti a tutto un Governo, dal Presidente del consiglio in giù.