Dopo i decreti VIA rilasciati nel 2017 (Verona a luglio, Firenze a dicembre), lo scorso 6 febbraio è arrivato il primo decreto ambientale su masterplan aeroportuale del 2018, relativo a Salerno Pontecagnano. L’aeroporto salernitano è uno degli scali minori nel sistema aeroportuale italiano ricompreso nel Piano Nazionale Aeroporti, passato dal traffico di aero club a quello commerciale (sopratutto aerotaxi) solo dal 2007 e in attesa di fare un salto di qualità e funzionalità proprio con l’attuazione del piano di sviluppo e in particolare con il potenziamento della pista, necessario perché lo scalo possa svolgere il ruolo assegnatogli nel sistema aeroportuale campano.
Il masterplan che ha appena ottenuto il via libera ambientale prevede quindi un potenziamento generale di tutto il sistema aeroporto (terminal, piazzali, strumentazioni, accessibilità) ma è incentrato soprattutto sull’allungamento della pista 05/23 dagli attuali 1.655 metri a 2.200 metri. L’obiettivo è permettere le operazioni di velivoli quali Airbus A319 e A320 e con essi riuscire ad attirare direttamente sullo scalo della costiera amalfitana flussi di traffico interessati a questa parte della regione, alleggerendo la pressione su Napoli Capodichino.
L’attuazione del masterplan di Salerno comporta un’espansione del sedime aeroportuale di circa 42 ettari (dai 124 attuali), necessari in gran parte per la pista, sia per l’allungamento in testata 05 sia per l’adeguamento dell’area di sicurezza in testata 23. Per la modifica del sedime dovranno essere spostati e modificati i corsi di due torrenti (Torrente Diavolone e Torrente Volta Ladri), parte del sistema idrografico del Tusciano, che attualmente delimitano l’area dello scalo in parte disegnandone il confine che si è adattato all’andamento dei torrenti, in parte già modificati in passato per esigenze aeroportuali. I due corsi d’acqua ora si uniscono proprio davanti all’attuale testata 05 formando il Torrente Rialto che poi prosegue verso il mare. Entrambi quindi saranno riadattati secondo il nuovo assetto della pista e del relativo sedime, con tracciati spostati, allungati e rimodellati, così come sarà spostato in avanti il punto di confluenza e l’inizio del terzo torrente. Altre variazioni di tracciato saranno apportate al Torrente Volta Ladri per l’ampliamento dell’area est, necessario per il potenziamento del terminal e del piazzale commerciale.
Le nuove opere aeroportuali dello scalo salernitano vanno ad interessare un territorio (comuni di Pontecagnano Faiano e Bellizzi) caratterizzato da numerose attività agricole con coltivazioni in serra di fiori e prodotti ortofrutticoli, con le relative strutture e vari edifici fino a ridosso dello scalo che dovranno essere anch’esse spostate (quelle fisicamente presenti nelle aree da acquisire) o adeguate in base al nuovo sedime, così come vari tracciati viari che passano nella zona. Esternamente allo scalo, non parte del masterplan ma ugualmente funzionali al suo funzionamento, sono previsti altri interventi per migliorare l’accessibilità all’infrastruttura, con il raccordo stradale dall’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e la nuova stazione “Aeroporto” sulla linea ferroviaria metropolitana Salerno-Pontecagnano-Battipaglia.
La procedura VIA sul masterplan di Salerno, che ha un orizzonte di breve-medio termine e prevede investimenti per circa 75 milioni, era stata avviata nel giugno 2016 ed ha avuto una durata di un anno e otto mesi. Nei due periodi di consultazione pubblica sul materiale di base e sulle successive integrazioni ha visto la presentazione di nove osservazioni (da parte di due cittadini). Il parere positivo finale è stato accompagnato da otto prescrizioni (sette del Ministero dell’Ambiente, comprendenti quelle della Regione Campania, e una del Ministero dei Beni e Attività Culturali).
Il potenziamento dello scalo di Salerno, atteso da tanti anni, pur con la sua dimensione infrastrutturale contenuta, andrà a colmare una delle carenze più rilevanti nel panorama aeroportuale nazionale, in una regione come la Campania che, dopo la Toscana, è quella più “orfana” di progetti mancati (dagli anni ’70 del secolo scorso) e più bisognosa di creare nuova capacità aeroportuale per poter gestire il traffico in un sistema assestato sui due scali esistenti di Napoli e Salerno (distanti circa 60 km). Traffico che ad oggi è ancora sostanzialmente tutto concentrato su Napoli Capodichino, aeroporto di grandi dimensioni ma tra i più “cittadini” (per inglobamento nel tessuto urbano), che nel 2017 ha raggiunto gli 8,6 milioni di passeggeri (dai 6,8 del 2016). Anche per questo l’aeroporto di Salerno era stato l’unico scalo italiano, oltre a quello di Firenze, inserito nel decreto Sblocca Italia del 2014 con specifici finanziamenti.