Ieri sera, dopo che ADF ha reso note le decisioni del consiglio di amministrazione con la doppia ipotesi di pista (una di 2.000 ed una di 2.400 metri), il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha rilasciato questa dichiarazione in un comunicato stampa: «Prendo atto della decisione del Cda dell’aeroporto di Firenze. L’idea di inviare all’ENAC due ipotesi della nuova pista e una sola ipotesi al Consiglio regionale è un’evidente contraddizione. Per quanto mi riguarda, l’iter dell’approvazione della variante al Pit dovrà fermarsi e, nel caso dovesse arrivare all’esame del Consiglio, voterei contro. Aspetto l’insediamento dei nuovi assetti societari, annunciati dalla stampa, per aprire il confronto e accelerare le procedure per l’integrazione tra i due scali, di Pisa e Firenze».
Parole pesanti ma prevedibili, che sentenziano il blocco della procedura per la nuova pista, il rinvio dell’approvazione del PIT e, addirittura, la subordinazione della ripresa delle procedure ad un momento successivo all’insediamento dei “nuovi assetti societari”. Se il presidente Rossi, con quest’ultima allusione, si riferisce alle manovre in corso con Corporacion America, è evidente che i tempi si allungheranno a dismisura, dato che l’interesse del gruppo argentino per l’aeroporto di Firenze è ancora tutto da verificare e, eventualmente, da tradurre in pratica, con i tempi immaginabili. Oltretutto, l’interesse di Corporacion America per Firenze non può che essere subordinato all’approvazione della pista che renderebbe il “Vespucci” veramente interessante per l’investimento.
La vicenda dell’aeroporto di Firenze negli ultimi mesi, quando teoricamente si ipotizzava un barlume di soluzione, si è avvitata su una serie di avvenimenti uno più strano dell’altro che sembra allontanare sempre più la realizzazione della nuova pista:
– l’ENAC, dopo anni di trattative per una pista di 2.000 metri, improvvisamente indica in 2.400 metri la lunghezza ideale per gli aerei di riferimento dello scalo;
– il ministro dei Trasporti Lupi presenta la bozza del nuovo Piano Nazionale Aeroporti che, per quanto riguarda la Toscana, contiene l’assurdo di un “aeroporto” che si chiama “Pisa/Firenze”: unico caso in Italia in cui per fare un aeroporto strategico vengono uniti due “mezzi aeroporti” che da soli non possono ambire al ruolo di “strategico” per le loro rispettive carenze.
– nella stessa bozza di Piano Nazionale Aeroporti l’inserimento tra gli scali strategici del mostro aeroportuale a due teste “Pisa/Firenze” non è più assoggettato alla condizione della realizzazione della nuova pista a Firenze, ma all’unificazione delle due gestioni aeroportuali;
– l’improvvisa apparizione sullo scenario aeroportuale toscano dell’investitore armeno-argentino Eurnekian, che con la sua Corporacion America “accetta l’offerta”, così recita il comunicato stampa, fattagli da alcuni azionisti della SAT per cedergli il 24% delle quote dello scalo pisano. Quindi, sembra di capire, non è stata la Corporacion a cercare l’aeroporto di Pisa, ma viceversa? .
– il consiglio di amministrazione dell’ADF che, cosa a nostra memoria mai vista, presenta un masterplan con due piste, lasciando ad altri (ENAC e Regione) la scelta;
– infine, l’immediata uscita del presidente Rossi con la minaccia di fermare tutto finché il “Vespucci” non sarà sotto il controllo della holding (invece che portare in fondo, per quanto di competenza regionale, per lo meno l’iter della pista di 2.000 metri).
Dobbiamo ammettere che a questo punto anche per noi che seguiamo la questione aeroportuale da quasi 40 anni è difficile capire cosa stia succedendo. È difficile capire quanto tutto questo stia accadendo solo per una cattiva, o colpevole, gestione della faccenda da parte delle varie parti in causa e quanto ci sia di altro. Senza dubbio le forze in campo che, soprattutto sottotraccia, si battono da sempre contro il potenziamento dell’aeroporto sono tante e potenti, dagli ambienti aeroportuali e politici pisani (in questa fase molto vicini al governo centrale) a quelli bolognesi (anch’essi molto potenti e forti di un masterplan aeroportuale da dieci milioni di passeggeri), ai rappresentanti politici dei comuni della piana (nessuno dei quali in realtà interessato dal traffico dell’eventuale nuova pista), fino ad arrivare alla Regione Toscana che, non lo dimentichiamo, negli ultimi decenni, fino alla svolta apparente più recente oggi di nuovo in forse, è stato il maggior oppositore dell’aeroporto di Firenze in difesa degli interessi dello scalo pisano. E l’elenco potrebbe continuare.
Ma anche sul fronte opposto, quello dei favorevoli alla pista, esistono delle colpe per come è stata gestita (o non gestita) tutta la questione. Dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, al quale va riconosciuto il merito di aver riaperto la questione nuova pista e senza il quale non saremmo qui a parlarne, che poi però non è sembrato molto presente nel difendere la questione nelle sedi opportune, alla stessa ADF, gestore dello scalo, che appare da sempre molto debole ed incerta nel portare avanti le proprie posizioni e da sempre offuscata dalla politica del “basso profilo” che ha lasciato campo libero alle tesi e alle sciocchezze di molti oppositori, fino ad arrivare alla città, dalla quale sono sempre state poche le voci a farsi sentire in concreto in difesa dell’aeroporto.
Continueremo a seguire la questione sia su questo blog, e ancor più sul nostro notiziario “Aeroporto”, ma la sensazione è quella di essere davanti ad un grande gioco delle parti, nel quale vari attori si siano dati da fare solo per dimostrare che la volontà c’era, che l’impegno ci è stato messo, ma che in realtà non c’è nessuna volontà di arrivare ad una soluzione e di “disturbare” gli equilibri aeroportuali delineati nei primi anni ‘70.